Il crollo sulla Palermo-Agrigento occasione per rifare il punto su un argomento di cui si discute da anni inutilmente. Abbiamo chiesto una relazione ad una professionista palermitana che del luogo del crollo conosce realtà e problematiche
di Palma Pratini
geologa
Non si placano le polemiche sul crollo del viadotto Scorcivacche 2, sulla Palermo-Agrigento, inaugurato il 23 dicembre 2014 e chiuso precipitosamente il 4 gennaio scorso.
E mentre si cerca ancora di capire cosa fare, riepiloghiamo la situazione: i lavori della strada sono stati affidati nel 2008, ed a base di gara fu posto un progetto preliminare nell’ambito del quale non era prevista alcuna problematica di tipo geomorfologico riguardo ai due viadotti scorcivacche 1 e 2.
In effetti il versante attraversato dai due viadotti era sin da allora, ed è tutt’ora, interessato da fenomeni di deformazione superficiale lenta, che interessano la coltre dei terreni detritico-eluviali e dei terreni argillosi di base alterati.
Senza entrare nel dettaglio di circostanze che solo i tecnici impegnati sui lavori possono conoscere, la prima impressione che sorge osservando l’immagine della deformazione sul manto stradale porta a considerare un collassamento del rilevato come conseguenza dei processi evolutivi di deformazione dei terreni superficiali che possono aver subito una accelerazione a seguito delle più intense precipitazione meteoriche verificatesi negli ultimi giorni dell’anno 2014.
In situazioni del genere, premesso che le stesse dovrebbero essere ben individuate nel corso delle varie fasi progettuali, le indagini geognostiche in sito consentono di definire quantitativamente i parametri fisici del fenomeno consentendo così di progettare l’opera nel modo più idoneo per garantire condizioni di sicurezza riguardo alla sua integrità e fruibilità nonché per gli aspetti impattanti sul contesto fisico del territorio.
Tuttavia, nella programmazione delle indagini spesso bisogna fare i conti con budget e tempi ristretti, per cui alla fine si rischia di concentrarsi sulle grosse criticità che vengono affrontate al meglio e di sottovalutare problemi meno eclatanti o che in apparenza appaiono banali e di ordinaria amministrazione i quali alla fine, se evolvono con una qualche manifestazione, seppure di gravità limitata, tipo quella verificatasi sul viadotto Scorciavacche 1, mettono in crisi tutto l’operato.
Riguardo alle interviste rilasciate dall’Anas, sono condivisibili le considerazioni sulla gravità del fenomeno, pur tuttavia è importante sottolineare che per il risanamento non si tratta di quantificare il danno in termini di 100mila o 200mila euro, ma soprattutto il risanamento deve passare attraverso uno studio dettagliato della problematica al fine di individuarne e rimuoverne le cause.