La seduta del consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano si terrà questo pomeriggio, ma i tredici consiglieri non hanno dubbi: «Rincari ingiustificati in un momento di crisi»
Si svolgerà questo pomeriggio alle ore 16 la seduta del Consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano per l’approvazione dello schema regolatorio delle tariffe della GORI per il periodo 2020-2023.
I sindaci e i consiglieri appartenenti al gruppo “Comuni per l’acqua pubblica” si dichiarano contrari alla proposta di nuovi aumenti delle tariffe, che nel 2022 e 2023 lieviterebbero ulteriormente del 2,5% circa all’anno. Rincari ingiustificati in un momento di così drammatica crisi economica, anche alla luce degli esorbitanti aumenti del 31% già applicati nel quadriennio 2016-2019. Un boom di costi a carico dei cittadini che prosegue senza sosta da un ventennio e che ha portato le bollette ad essere tra le più alte d’Italia e socialmente insostenibili per decine di migliaia di utenti. In Campania, infatti, confrontando le tariffe applicate negli altri territori, esiste da tempo un’inaccettabile diseguaglianza che penalizza ingiustamente 1 milione e mezzo di cittadini. Gli introiti tariffari GORI sono passati da 120 milioni di euro nel 2011 a ben 209 milioni nel 2019 e sono destinati a crescere considerevolmente anche nei prossimi anni, nonostante le tariffe all’ingrosso dell’acqua siano state congelate con delibera del comitato esecutivo dell’Ente Idrico Campano e non prevedono aumenti.
Questa la posizione espressa dai tredici consiglieri distrettuali eletti nelle liste dei “Comuni per l’acqua pubblica”: Rosario Bisogno (Mercato San Severino), Gianluca Del Mastro (Pomigliano D’Arco), Pasquale Di Marzo (Volla), Salvatore Di Sarno (Somma Vesuviana), Roberto Falcone (Angri), Maurizio Falanga (Poggiomarino), Vincenzo Fiengo (Cercola), Francesco Gioia (Fisciano), Giuseppe Grauso, Gianluca Napolitano, Massimo Pelliccia (Casalnuovo di Napoli), Edoardo Serpico (Scisciano), Manlio Torquato (Nocera Inferiore).
«Da amministratori locali – sottolineano i rappresentanti – conosciamo bene l’impossibilità di tante famiglie di poter pagare bollette così elevate, i disservizi quotidiani, i distacchi selvaggi, la scarsità di investimenti sulla rete idrica e fognaria.
I Comuni, inoltre, sono completamente esclusi dal controllo societario del gestore GORI, la cui proprietà è nelle mani di un commissario di nomina regionale e della multinazionale Acea. Per questo motivo – concludono i consiglieri – non è più rinviabile la distribuzione delle quote azionarie di GORI agli Enti locali, per promuovere una gestione pubblica, solidale e partecipata del servizio idrico, nel rispetto della volontà popolare espressa con i referendum del 2011: solo così si potrà produrre un cambiamento anche in efficienza».