Si presenta, dopo le polemiche dei giorni scorsi, il movimento fortemente voluto dall’ex sindacalista Cgil. «Da noi non si usano parole quali sinistra, destra e altre sinonimi di questo tipo. Si discute di idee e progetti e questo è il filo che unisce tutti»

di Patrizia Sereno

Polis SA è una nuova “creatura” partorita dal territorio dell’Agro. Con una ramificazione provinciale e uno sguardo proiettato verso un orizzonte di gran lunga più vasto. Non è né una mozione né una costola di alcun partito, hanno ribadito ideatori, fondatori, associati a seguito di una riflessione pubblicata proprio dal Risorgimento Nocerino.
«Ha al proprio interno persone (per la quasi totalità) che la politica l’hanno “assaporata” solo attraverso tv – ha spiegato Mimmo Oliva – E’ un movimento proponente (per davvero), ha aree tematiche, ha un target anagrafico di un certo tipo (non giovanissimi e anche quì vi è un motivo), ha un apparato di comunicazione/redazione composto da almeno 15 persone».
Polis Sa è … ce lo facciamo spiegare dal deus ex machina Mimmo Oliva.
– Polis, richiamo al mondo classico. Come spiegare che non si tratta di mettersi sul piedistallo, ma di recuperare il senso più autentico dell’essere comunità e del fare comunità?
«Si, è vero, spesso è inevitabile che lo sia. Per questo nella presentazione di Polis SA abbiamo parlato di giusta armonia delle comunità, di tante poleis quindi. E però escludo assolutamente che ci si voglia mettere sul piedistallo, del resto che senso avrebbe l’intero progetto se così fosse? Noi vogliamo essere un movimento del territorio, apartitico ma non antipolitico, in cui chi aderisce partecipa e attraverso le nostre aree tematiche contribuisce a definire delle linee guida».  
– Cos’ha di diverso “Polis SA” rispetto ad altri sodalizi? Un po’ tutti i movimenti (quelli politici, ma anche quelli culturali) hanno in comune gli stessi nobili obiettivi ed i medesimi entusiasmanti percorsi…
«Io non so in che misura siamo diversi. Sappiamo però che non siamo nati per durare una stagione, sappiamo che bisogna avere una struttura solida per non farsi travolgere, sappiamo che le competenze sono indispensabili. Sappiamo che avremo attacchi forti e sappiamo che il nostro è un progetto che non può far piacere. Sappiamo che la partecipazione è una medicina necessaria ad una corretta e sana democrazia».
– Inevitabilmente le “uscite” di alcuni che hanno aderito a Polis SA vanno ad interferire con i “preconfezionati percorsi” della politica. Vedi il caso Iannello. E’ una cosa che si può evitare oppure è lo scotto da pagare quando si ha a che fare con una politica formato seconda Repubblica che ancora non ha saputo rifondarsi?
«I partiti, nonostante l’apparenza, non esistono più. Altrimenti ditemi perché tanto appeal intorno alla nostra proposta. Lo sanno bene tutti che non siamo un movimento vuoto. Ti dico cosa mi ha detto un caro amico l’altro giorno proprio riguardo alla grande attenzione cui siamo rapiti. Mi ha detto: “sai cos’è? E’ che hanno capito che non abbiamo messo su un’accozzata”. Ha detto proprio così, accozzata. Ha ragione, chi entra in Polis SA dopo pochi minuti se ne accorge. Per quanto riguardo Iannello ti rispondo senza alcuna remora. E’ riduttivo che si voglia ridurre il tutto a Nocera Inferiore e le lotte interne al Pd e per un motivo molto semplice: sarebbe stato più facile per noi starci dentro ma si dimentica che siamo nati proprio per uscire dai quei meccanismi e le provocazioni non reggono. Perché non si guarda alle 9 figure istituzionali che hanno già aderito e quasi tutti di estrazione diversa? Ti anticipo che nei prossimi giorni ne avremo altre di adesioni di questo tipo e ovviamente saranno pubbliche. Anche qui una risposta banale: se Polis SA produce con le proprie aree tematiche delle ipotesi di lavoro, mi si spieghi chi debba poi essere a portare le nostre istanze nelle istituzioni. Noi non siamo un movimento di denuncia ma di proposta, di sostanza. E nelle istituzioni vuole entrarci».
– L’orizzonte di Polis SA si apre già ad un respiro nazionale: come e perché? E i tempi?
«Io non lo so se avremo la forza di avere un respiro nazionale ma ci stiamo pensando seriamente e lo stiamo facendo con i tempi giusti, con calma e tranquillità. Il come, eventualmente, lo chiariremo tra un po’, il “perché” è dovuto alle sollecitazioni che pervengono da un target preciso di persone fuori dalla Campania. Il 2015 sarà fondamentale per questo tipo di scelta».
– Giovani e “diversamente” giovani si riconoscono nello statuto di Polis SA. Così come vi si riconoscono figure che hanno alle spalle storie politiche diverse quando non addirittura antitetiche. Qual è il linguaggio che li porta a comprendersi e a puntare tutti – indistintamente – nella stessa direzione?
«In parte ho già risposto prima. Il nostro target anagrafico è variegato, ci sono giovani che contribuiscono con tanto entusiasmo, diversamente giovani che vanno dai 30 ai 50 anni e che portano grandi competenze e diversamente adulti che partecipano con la loro esperienza e non è un caso. Allora, tutti sono consapevoli di avere una provenienza politica diversa e quindi di solito non si usano parole quali sinistra, destra e altre sinonimi di questo tipo. Si discute di idee e progetti e questo è il filo che unisce tutti. Ti faccio un esempio. Abbiamo una regola, non escono comunicati, reportage o non si fanno iniziative se non vi è un lavoro alla fonte nelle aree tematiche, una documentazione fornitaci dalla nostra redazione e se non vi è una proposta che conclude il tutto. E le riunioni fiume le abbiamo bandite. Struttura semplice, linguaggio chiaro, grande comunicazione, grandi competenze, grandi motivazioni. Tutto qui».
– Nonostante la nascita recente, Polis SA sta facendo rumore a livello territoriale locale. A che tipo di “politica” (in accezione completamente scevra da allusioni partitiche) intende dare vita?
«Intanto non abbiamo timore a parlare di politica apertamente e questo mi sembra già un risultato. Sta facendo rumore per più di un motivo: non riescono ad inquadrarci (nonostante i tentativi), non si è abituati al confronto, diventa difficile contraddire persone che ti danno tutta l’impressione di sapere di cosa parlano, è complicato starti dietro se sei così sparso sul territorio. Noi più che a un tipo di politica ci interessa dare vita ad una classe dirigente con una diversa mentalità, quella della cognizione di quel che fa».

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