La sede del Piano di Zona, a Nocera Inferiore

Secondo Luciana Mandarino, sindacalista della segreteria provinciale del Nidil Cgil, i problemi iniziarono «Quando cominciarono a scadere i contratti e si cominciò ad assumere attraverso una società per il lavoro interinale. Quali siano stati i requisiti per la selezione del personale non li conosciamo»

di Patrizia Sereno

E’ stato un modello di best practice per anni. Dalla nascita si era imposto come formula da esportare. Al di là di accuse più o meno manifeste  (si sa:  solo chi non opera non va incontro a critiche!) il Piano di Zona dell’Agro nocerino-sarnese ha fatto la storia delle politiche sociali in versione sovracomunale. E questo – senza voler personalizzare  i meriti – per opere di un “tridente d’attacco” di tutto rispetto: Porfidio Monda, Salvatore Gargiulo, Iolanda Marrazzo.

Pur nel costante sospetto di essere un potenziale carrozzone politico, il Pdz ha operato. E lo ha fatto non bene ma ottimamente. Vi chiederete con quale autorità pronuncio queste affermazioni. Domanda legittima. Pronta la risposta: anche io ho avuto la fortuna, per un breve lasso di tempo, di far parte degli operatori del Piano. Nel comparto dedicato alla comunicazione. Dunque una posizione privilegiata, in termini di prospettiva, da cui osservare progettazioni ed azioni, strategie ed interventi.

Può anche essere stato – per certi versi  ed in parte – un carrozzone politico il Piano di Zona S1. Ma i suoi operatori hanno sempre e comunque agito nel nome di un tutt’altro che astratto bene comune, quello che ha coinciso sempre e comunque con benefici in favore delle fasce deboli.

Le borse lavoro, affidamenti ed adozioni, la scuola portata – ante litteram – a bambini costretti da malattie a lunghe assenze delle aule. Solo per spuntar alcune voci di un elenco tutt’altro che breve.

Il tramonto di un’epoca è scattato – ahinoi – quando a diventare ago della bilancia è stato l’instabile e perennemente precario elemento politico. Quello che prescinde dalle etichette, ma pecca parimenti di miopia.  Cosicché il particolare fa perdere di vista quello che, in termini filosofici, è l’universale.

Ne scaturiscono investiture e ricorsi, servizi a singhiozzo quando non del tutto al palo, professionalità qualificate cui viene dato il benservito per essere sostituite da altre professionalità – magari ugualmente competenti – ma accompagnate dalla cultura del sospetto e dell’immancabile vespaio di polemiche.

Scenario che scatta in maniera pressocché naturale laddove l’assist è fornito su un piatto d’argento. L’ultimo: la selezione di esperti per il conferimento di incarichi individuali per la composizione dell’équipe per la gestione del progetto “Tempi in equilibrio” nell’ambito degli accordi territoriali di genere. Una manifestazione di interesse flash pubblicata sul sito del comune capofila. Apparsa il 31 ottobre, con domande da presentarsi entro il 6 novembre. Sette giorni incluso in weekend di Ognissanti.

«Ci sono anomalie che si consumano da tre anni» ha tuonato giorni scorsi Luciana Mandarino, sindacalista della segreteria provinciale del Nidil Cgil. «La vicenda ha inizio tre anni fa, quando cominciarono a scadere i contratti e si cominciò ad assumere attraverso una società per il lavoro interinale. Quali siano stati i requisiti per la selezione del personale non li conosciamo. Non è una cosa regolare e addirittura si è in proroga». Per la coordinatrice dell’Ufficio, Maddalena Di Somma, il problema sarebbe stato il pericolo di perdere il finanziamento regionale.

Il corto circuito – a nostro modesto avviso –  resta fortemente legato alla claudicante comunicazione. Antidoto cui dovremmo tutti ricorrere per evitare di scivolare sulla proverbiale buccia di banane o su un … intero camion di bucce!

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