L’antico edificio borbonico, a 40 anni dal sisma che colpì Campania e Basilicata nel 1980, continua a rovinarsi irreparabilmente. Ma gli allarmi partirono già nel 1990
“La “Tofano”: un secolo e mezzo portato male“. Titolava così un articolo a firma di Egidio Fanuele che La Cittanova, gloriosa testata nocerina che vide tra i suoi collaboratori l’attuale sindaco Manlio Torquato, pubblicava nel giugno del 1990.
«Stretta tra via Solimena a nord, e l’alveo nocerino a sud, a pochi passi dal centro cittadino, si erge uno dei più imponenti edifici della Nocera settecentesca – scriveva Fanuele – Facilmente individuabile, grazie al rigore delle forme ed allo squillante rosso che la contraddistingue, la caserma “Tofano” sorge su quello che un tempo era il Palazzo Ducale dei Carrafa, signori di Nocera dal 1521 lino alla metà del XVII secolo».
In precedenza intitolata al tenente generale Nicola Marselli, con 15.600 metri quadri circa, di cui 8 mila scoperti e 7.600 coperti, che, considerati i tre livelli di cui è composto, ne portano la superficie coperta a circa 22.800 metri quadri, rappresenta uno dei più grandi edifici militari d’Italia. L’articolo, prima di passare alle grida di allarme, racconta la storia dell’edificio: «Dal 1648 il Palazzo ducale fu abbandonalo a se stesso e rimase sottutilizzato anche durante il dominio dei Castelrodrigo e dei Pio, anni nei quali fu abitato dal solo Governatore e da pochi armati.
Carlo di Borbone, signore delle due Sicilie e futuro re di Spagna con il nome di Carlo III, acquistò il palazzo ed i giardini circostanti al fine di edificare una caserma idonea ad ospitare settecento uomini e quattrocento cavalli. Il ventisette settembre del 1751, dopo una solenne cerimonia, alla quale, annota l’Orlando, presero parte il consigliere Ferdinando Porcinara, in rappresentanza del re, Antonio del Rio, intendente della Provincia di Salerno, il colonnello Rigoldi del genio militare e monsignor Gherardo Maria Volpe, vescovo della Diocesi, fu dato inizio ai lavori di costruzione. Il progetto, che era stato affidato all’affermato ingegnere militare Felice Romano, appare oggi di ispirazione vanvitelliana.
Sette anni dopo, Felice Polito, al quale era stata affidata la realizzazione pratica dell’opera, pose termine all’edificio, erigendo, per la memoria dei posteri, una iscrizione di Alessio Simmaco Mazzocchi alla sinistra del portone principale».
Nel 1990 prestavano servizio presso la Tofano «circa ottanta militari ed al suo interno sono presenti, oltre ad alcuni magazzini, il servizio amministrativo del 21° Comando militare di zona di Salerno, che provvede, oltre che all’aspetto amministrativo, alla gestione dei materiali di quasi tutte le strutture militari del meridione, nonchè la 93a sezione magazzino, ente preposto alla rapida mobilitazione di un gran numero di reparti in caso di emergenza civile o militare. È qui operante inoltre il Centro matrcolare, responsabile delta gestione di tutto il personale (ufficiali, sottufficiali, truppa e civili) dei reparti militari stanziati nell’Italia Meridionale».
Ma l’attività presente non era agevole: per i danni del terremoto, scrive La Cittanova, «l’intera ala sud è inutilizzabile nonostante le enormi cifre impiegate finora in opere di ristrutturazione. Inagibili anche gli alloggiamenti per la truppa, ospitata per la notte nella “Libroia” di viale S. Francesco».
Da allora sono passati altri 30 anni. La caserma è abbandonata e solo una piccolissima parte ha ricevuto lavori per ospitare i depositi della Soprintendenza. Davvero vale così poco questo austero monumento cittadino che meriterebbe ben altre sorti e destini? A giuducare dai risultati delle amministrazioni civiche, parrebbe proprio di si. Perché chiacchiere a Nocera se ne fanno tante, fatti, invece, ben pochi.