il dottor Salvatore Annarumma

Salvatore Annarumma, medico di famiglia nocerino, sbotta: «Siamo in prima linea, ci ignorano tutti e nessuno ci tutela». L’appello ai cittadini: «Restate a casa!»
di Anna Panariti

il dottor Salvatore Annarumma«Eccoci di nuovo ripiombati nella situazione della primavera scorsa, allo sbando totale, in una situazione ormai divenuta ingestibile ed irrefrenabile, condita dal silenzio complice degli amministratori locali e del Governo regionale, da falle gravissime della politica in campo sanitario».

A parlare così è il dottor Salvatore Annarumma, medico di base a Nocera Inferiore da 40 anni e consigliere provinciale della Federazione dei medici di Medicina generale e presidente onorario dell’associazione medica “Marco Levi Bianchini”. Ci racconta la disperazione dei medici di famiglia, in questo periodo di emergenza Covid.
Come tutti gli altri suoi colleghi lavora impegnandosi costantemente a seguire i suoi pazienti, a gestire le acuzie cercando di non ospedalizzare, con una reperibilità di 12 ore, a gestire i tamponi, disporre isolamenti, attribuire quarantene e fare il “contact tracing”, cioè ricostruire i contatti con covid positivi per ogni paziente.
L’attuale emergenza ha condotto la medicina di base ancor più sul territorio, onde evitare gli accessi ospedalieri , svolgendo compiti che non rientrano nelle loro funzioni, ma sono il prodotto di un sistema ormai al collasso.
«Eppure – dichiara il dottore Annarumma con profonda amarezza – non si sente parlare di noi, malgrado siamo stati noi i primi a rischiare (e lo siamo ancora)in questa pandemia, e malgrado ancora fino ad oggi 186 medici di base sono stati vittime del Covid-19. I nostri telefoni squillano senza interruzioni, e non arretriamo di un passo, nonostante la solitudine che viviamo, perchè completamente dimenticati. Ormai i camici bianchi hanno ammesso di non poter soccorrere tutti, le terapie intensive sono piene e noi medici di base non ce la facciamo più, ed in questo continuo e vergognoso scaricabarile e rimpallo di responsabilità noi siamo allo stremo totale.
La collaborazione con le USCA, le Unità Speciali di Continuità Assistenziali che hanno il compito di fare prelievi per tamponi, visitare e curare i pazienti Covid, in collaborazione col medico di famiglia, qui non funziona affatto.
Aggiungiamo che siamo noi a dover acquistare mascherine, dispositivi, visiere, e tutto a nostre spese. Visito e devo assistere un paziente positivo, ma il giorno dopo potrei essere positivo anche io e mettere in quarantena uno studio con tutti pazienti che si ritroverebbero senza medico. Ormai sta diventando tutto Covid e l’extra covid viene messo da parte. Possibile mai che gli studi dei medici di base si devono occupare anche loro solo di Covid?
I Pazienti che mi contattano lamentandosi che ai numeri del centralino USCA non risponde mai nessuno e che il numero da contattare risulta perennemente occupato o quel numero non rispondono.
È una situazione insopportabile, aggravata poi dall’irresponsabilità anche dei cittadini che probabilmente non hanno compreso la gravità di questa ondata pandemica e sciamano, incuranti, per le strade, sfidando la sorte ed aggravando le criticità esistenti.
A volte mi manca il respiro, sento il peso del lavoro e di responsabilità che ti piombano addosso senza tregua alcuna, si è costretti a lavorare in un clima di tensione grazie all’approssimazione di un apparato sanitario carente: per fortuna è solo stress, e non il Covid!».

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