Un invito a non restare indifferenti di fronte alle violazioni dei diritti umani anche nel quotidiano. Tra i problemi in esame l’odio generato dai discorsi, anche attraverso i social, di una classe politica irresponsabile
di Valentina Milite
Si è tenuto ieri sera, sulla piattaforma digitale Google Meet, il primo incontro organizzato dal gruppo 261 dell’Agro nocerino sarnese, per la serie di iniziative promosse dai volontari di Amnesty International sul territorio nazionale, con l’hashtag #IoMiAttivo.
A moderare l’incontro, Nessa Gibbardo, volontaria Amnesty e membro anziano del gruppo nocerino, nonché parte del Coordinamento contro la pena di morte di Amnesty Italia.
Presenti in linea, oltre agli ospiti iscritti al videoconvegno: Mario Gallo, responsabile di gruppo e della circoscrizione campana di Amnesty; Luisa Citro Calabrese, probivira per Amnesty International e Stefania Viscardi, tesoriera del gruppo nocerino.
Amnesty, come è noto, è un’organizzazione non governativa che da quasi 60 anni si occupa di difesa dei diritti umani nel mondo (diritti che dovrebbero essere universali, inalienabili ed indivisibili); cercando di accendere una luce sulle violazioni in corso nei vari Paesi del globo contro questi ultimi.
Durante l’incontro di ieri sera si è parlato quindi di diritti umani, sono stati introdotti il lavoro e le campagne di Amnesty e proposte nuove modalità di attivazione individuale volontaria. Un focus particolare è stato riservato, soprattutto durante l’intervento del capogruppo Gallo, sulla necessaria contrapposizione al dilagare (online e non) del cosiddetto “Hate speech”, ovvero i discorsi della classe politica, dei media o di qualsiasi altro centro di potere in grado di influenzare le masse, che fanno (consapevolmente o meno) incitamento all’odio, la xenofobia, il razzismo ed in generale a sfavore dell’inclusività, l’integrazione e la parità di trattamento.
Questo tipo di corsi non è nuovo per il gruppo, come specifica la Gibbardo, «Sono ormai 14 anni che il nostro gruppo è attivo sul territorio e presentiamo questo corso di sensibilizzazione e divulgazione delle campagne di Amnesty. Negli anni abbiamo organizzato anche eventi pubblici, come ad esempio un concerto di musica classica in occasione della Festa della Donna, perché un’attivista del nostro gruppo era una musicista o un convegno organizzato da Luisa, che è avvocato e che rilasciava anche crediti formativi per la sua categoria. Insomma, cerchiamo di sfruttare i talenti dei componenti del nostro gruppo per allargare la platea di sostenitori di Amnesty, ma in generale, di difensori dei diritti umani, perché anche se non si è attivisti, ognuno nella propria quotidianità può fare qualcosa. Ad esempio, oggi sui social possiamo avere un ruolo attivo nel provare a sedare i discorsi d’odio che si scatenano a volte nelle sezioni commento. Anche il semplice cercare di riportare su toni pacati una conversazione (online o nella vita reale) può infatti evitare che si degeneri e ci si senta in diritto di esprimere i propri pareri discriminanti e xenofobi impunemente».
Insomma, l’appello è quello a non girarsi dall’altra parte, non restare indifferenti di fronte al dilagare dell’odio e delle ingiustizie, ma attivarsi, continuando ad alimentare e tenere accesa la fiamma della speranza ed i riflettori sulle violazioni dei diritti umani, anche nel quotidiano, anche nel piccolo, perché come diceva un antico proverbio cinese, preso a slogan dall’ONG: “Meglio accendere una candela, che maledire l’oscurità”.
E non a caso il logo di Amnesty è proprio una candela. Rappresenterà anche solo una piccola fiamma, ma tante piccole fiamme possono divenire una fonte di luce nel buio e riaccendere la speranza per un futuro in cui non ci sarà più bisogno di organizzazioni ed associazioni a difesa dei diritti umani, perché non ci saranno più violazioni su cui porre i riflettori.