Giulia De Luca e Simona Tortora

Alla Sala Roma proiezione-evento del nuovo film di Daniele Luchetti, “Lacci”, del cui cast, insieme a Alba Rohrwacher, Laura Morante, Luigi Lo Cascio e Silvio Orlando, fa parte la giovanissima cittadina di Nocera Inferiore

di Valentina Milite

Giulia De Luca e Simona TortoraÈ stata l’ospite d’onore della proiezione alla Sala Roma di Nocera Inferiore dell’ultimo film di Daniele Luchetti, “Lacci”, scelto per l’apertura del 77° festival internazionale del cinema di Venezia e tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore campano Domenico Starnone.

Si chiama Giulia De Luca ed è di Nocera Inferiore. Nel film interpreta Anna da bambina, figlia della coppia protagonista dell’intreccio narrativo, composta da Vanda (Alba Rohrwacher e Laura Morante) e Aldo (Luigi Lo Cascio e Silvio Orlando).
La serata è stata organizzata dal cinema Sala Roma in collaborazione con la libreria “Ubik” di Nocera Inferiore ed “Eventi Unici.
Presenti all’evento anche gli assessori Federica Fortino e Imma Ugolino e Simona Tortora (responsabile del laboratorio teatrale “Artenauta”, presso il teatro Diana).
La piccola ha risposto a diverse domande e quando le hanno chiesto se la partecipazione ad un film con un cast così importante la intimorisse o meno, ha risposto: «È stato emozionante… soprattutto essere scelta per il ruolo. All’inizio ero preoccupata di dover memorizzare tante battute, ma in realtà in quasi tutte le scene che abbiamo girato (quasi sempre con Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher) improvvisavamo… come facciamo al laboratorio con Simona». Giulia De Luca con Simona Tortora e Federica FortinoUn lavoro propedeutico, evidentemente proficuo, dacché la spigliatezza e naturalezza della bambina, cui facciamo i nostri migliori auguri, sul set risulta davvero sorprendente. Il film, per chi ancora non avesse avuto modo di vederlo, ripercorre la storia di una coppia composta da un giovane Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher, ripresa in una luce che sottolineando la sua bellezza preraffaellita, sembra evidenziare le fragilità di una donna che pur non amata e non amando realmente l’uomo che ha sposato, continua a tirare a sé con dei “lacci” invisibili (“per torturarsi reciprocamente tutta la vita” dirà Anna da adulta) un uomo che ripudia al punto di non voler essere neanche toccata da lui; ma che tuttavia non riesce a lasciare andare. Un uomo, che più lei “tormentava e più si piegava” e che passivamente ne giustifica ed accetta le debolezze ed i capricci, perché ormai vecchio, dice: “A me è mancata l’energia. Mi manca l’energia per arrabbiarmi. Nella vita ho sempre capito tutti. Ma prima o poi esploderò”; per poi aggiungere: “No, non esplodo più”. Un valzer di sentimenti, sensi di colpa, vergogna (“labes”, come Aldo chiamerà il loro gatto), insoddisfazione, abbandoni e ritorni, lungo una vita, che non farà altro che destinare all’infelicità non solo loro due, ma anche i due figli e l’unica donna che Aldo aveva mai davvero amato.

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