Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dalla Guardia di Finanza. Ai domiciliari altre 5 persone
Questa mattina, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 6 indagati a cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, procedendo contestualmente al sequestro, nella forma diretta e per equivalente, di un ammontare superiore ai 543mila euro; in particolare è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, nonché la custodia domiciliare nei confronti di Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della DERVIT spa, Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri Impianti S.r.l. nonché sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché RUP dei procedimenti di cui alle contestazioni.
Le indagini, condotte congiuntamente dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, hanno riguardato alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale – 1º lotto funzionale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune, con corpi illuminanti a LED e sistemi automatici di regolazione – telecontrollo e telegestione del flusso luminoso, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicate dalla DERVIT Spa.
Secondo la ricostruzione accusatoria, gli indagati a vario titolo avrebbero turbato con collusioni ed altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche di cui sopra, al fine di garantire alla DERVIT S.p.A. l’aggiudicazione dei lavori.
Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, fondata essenzialmente su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svoltesi il 30 gennaio 2024, Campanile e D’Auria, operando il primo in nome e per conto di Francesco Alfieri e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa, legale rappresentante della DERVIT, avevano concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico concernente i futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la DERVIT spa ad aggiudicarsi gli appalti.
Proprio la DERVIT spa, dopo il perfezionamento degli accordi sopra descritti, avrebbe provveduto alla materiale redazione degli atti delle due procedure.
Contestualmente, Carmine Greco, operando sempre su mandato del sindaco Alfieri, aveva conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno affinché questi firmasse gli atti materialmente redatti dalla DERVIT spa, prevedendo peraltro, a fronte di una prestazione concretatasi nell’assunzione della paternità di un elaborato al quale il formale autore era rimasto estraneo, il pagamento della somma di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposta.
In altra procedura lo stesso Greco si era personalmente assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto.
Infine, sempre Greco, si era adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate sopra indicate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla DERVIT S.p.A., predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio.
Ulteriore profilo di illegittimità della aggiudicazione è stato individuato nel ricorso ad una procedura di gara (di cui peraltro era stato previsto fin dall’inizio il vincitore), aggiudicata con un ribasso rispetto al prezzo a base d’asta di circa il 17% nella prima gara e di circa il 5% nella seconda gara, benché la DERVIT S.p.A., peraltro in ATI con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del comune di Capaccio con contratto di concessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo sull’impianto di illuminazione stesso, dovesse essere svolto dall’ATI con un ribasso pari al 33%.
Con riferimento al secondo appalto, inoltre, l’aggiudicazione della Derevit è stata effettuata secondo la prospettazione, ritenuta fondata dal giudice, in violazione del principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche previsto dal nuovo codice degli appalti.
Inoltre, al fine di ottenere dalla Regione Campania, il finanziamento dell’intervento della seconda gara, il comune di Capaccio, con dichiarazione a firma del sindaco Alfieri, aveva falsamente dichiarato che il locale impianto di illuminazione era gestito da una società “in house”, laddove, viceversa, la gestione dello stesso era stata attribuita in concessione alla predetta ATI.
Attesi il ritardo e la successiva sospensione l dell’erogazione del finanziamento regionale, il comune di Capaccio, su impulso del Sindaco, al fine di garantire alla DERVIT spa la regolarità dei pagamenti, aveva approvato una perizia di variante, per un valore netto di €160.692,26 che è stata adottata sempre previa predisposizione degli atti da parte della DERVIT spa.
Secondo il provvedimento cautelare, quale corrispettivo per l’ottenimento degli appalti sopra indicati la DERVIT S.p.A. aveva concesso alla Alfieri Impianti S.r.l., società legalmente rappresentata da Elvira Alfieri, ma di fatto riconducibile al fratello Francesco, in subappalto e sub-affidamento, parte dei lavori, dalla medesima svolti in Battipaglia, dei quali era risultata aggiudicataria all’esito di una terza e distinta gara bandita dallo stesso comune, allo stato non oggetto di contestazioni, per un ammontare complessivo superiore a 1 milione di euro, nonché, la ulteriore somma di €250.302,60, oggetto di sequestro preventivo disposto dal giudice, corrispondente al maggior costo dei materiali forniti dalla Alfieri Impianti nella esecuzione dei subcontratti indicati rispetto a quelli identici che la DERVIT acquistava dal medesimo fornitore di entrambe.
Identico provvedimento cautelare reale ha avuto ad oggetto la somma di ammontare pari ad € 293.545,263, corrispondente al profitto conseguito dalla DERVIT spa derivante dal reato di corruzione.