Da sabato 4 maggio a domenica 30 giugno saranno via via inaugurate tre opere: una di Davide Sgambaro, una di Marco Strappato e una del collettivo damp
Nella cornice della “Fondazione Filiberto e Bianca Menna” di via Lungomare Trieste a Salerno sarà dato spazio al progetto “Spleen”.
Iniziato ufficialmente sabato scorso 4 maggio, “Spleen”accompagnerà i visitatori sino al 30 giugno attraverso una mostra, un convegno, un ciclo di proiezioni, una serie di laboratori didattici e la presentazione di un catalogo e di un documentario.
Il progetto, il cui titolo richiama la celeberrima opera di Charles Baudelaire, nasce con l’intento di riflettere sul ruolo e sulla posizione che un’istituzione storica dell’arte e della critica contemporanea quale è la Fondazione Filiberto e Bianca Menna ha nel tessuto urbano e socioculturale della città salernitana.
La scelta di chiamare “Spleen” questo articolato viaggio artistico non è certamente casuale: Filiberto Menna nel 1968 nel suo testo “Profezia di una società estetica”, riflettendo sul rapporto tra artista e città moderna, analizzando l’opera baudelairiana, ha osservato come vivere nel presente significhi per Baudelaire «entrar dentro la nuova realtà, prendere atto di una situazione profondamente mutata in cui l’orizzonte dell’esistenza quotidiana non è più dato dalla natura ma dalla città».
Le dinamiche urbane e culturali cittadine troveranno il loro culmine in tre opere pensate appositamente per la fondazione: la prima “Hey there you, looking for a brighter season (moth)” di Davide Sgambaro, artista padovano classe 1989, inaugurata già sabato 4 maggio; la seconda “Qui mi sento a casa” che sarà inaugurata il 24 maggio di Marco Strappato classe 1982 originario di Porto San Giorgio; l’ultima dal titolo “Hikikomori” del collettivo damp originario di Portici e composto da Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò, Adriano Ponte che sarà inaugurata il 14 giugno.
«I tre progetti site specific di Davide Sgambaro, Marco Strappato, collettivo damp sono stati concepiti o adattati al contesto della Fondazione, nella speranza di costruire una sorta di “spazio transizionale” – queste le parole curatori del progetto Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino– dove l’esperienza dell’arte sia al tempo stesso esperienza della vita, dove l’opera d’arte possa inserirsi silenziosamente e luminosamente nella “struttura programmata” della città e possa permettere di puntare l’attenzione della cittadinanza sull’esistenza di un luogo, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, molto spesso dimenticato, trascurato, o addirittura ignorato».
«Sono felice di tenere fede all’impegno preso come “Fondazione Filiberto e Bianca Menna”, che mi onoro di presiedere – ha dichiarato Letizia Magaldi, presidente della fondazione – e di aprire le nostre porte al progetto Spleen. Un’occasione di riflessione sul rapporto tra l’uomo e la città moderna e sul ruolo che un’istituzione d’arte contemporanea può svolgere per una comunità cittadina».
“SPLEEN. Tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna”, a cura di Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino è un progetto realizzato con il sostegno di SEV Iren e con il patrocinio del DiSPaC – Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno.
Fabrizio Manfredonia