Il testo originale di Marco, come riconoscono tutte le Chiese cristiane, si fermava al verso 8 del capitolo 16, mentre i versi successivi sono un’aggiunta postuma
In principio fu Marco. Ovvero sarebbe quello di Marco il primo in ordine di tempo ad essere stato scritto tra i quattro vangeli canonici, come ci tramanda la Chiesa cattolica ma anche altre chiese cristiane.
Tale vangelo ignora del tutto il presupposto fondamentale della fede cristiana, in realtà introdotto da colui che noi conosciamo come San Paolo: la resurrezione di Gesù Cristo. È infatti ufficialmente riconosciuto dalle Chiese cristiane, cattolica inclusa, che tutto quel che tratta di Gesù dopo la morte è un’aggiunta postuma, fatta quasi certamente per metterlo in linea con gli altri tre. L’originale si conclude al verso 8: “Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura“.
I versi da 9 a 20 sono dunque un falso che per esempio il teologo Origene di Alessandria, che scrisse nel corso del III secolo, non conosce. Sono davvero molti i codici antichi del Vangelo di Marco che non riportano i versi da 9 a 20.
Ma c’è un altro problema tutt’altro che banale: al verso 6 il giovane vestito di bianco che le donne andate alla tomba per prendersi cura del corpo di Gesù incontrano non dice: “Non è qui, è risorto“, ma “si è risvegliato“. E scusate se è poco.
Infatti il termine usato nella versione originale del testo, che sappiamo tutti essere il greco, è egherte, dal verbo egheiro, ed esso significa indiscutibilmente risvegliarsi, eccitare, stimolare, sollevare, guarire ed altro, ma mai “resuscitare”, come invece viene tradotto in questo ed altri versi dei Vangeli e degli atti. In realtà per indicare il resuscitare i greci usavano il verbo αναβιώ (anabio).
In sintesi: nei paesi in cui la religione cristiana (cattolica o meno) è dominante – Italia in testa a tutti – i vocabolari per egheiro riportano anche “resuscitare”. Gli altri no. Chi vuole divertirsi a fare un ampio confronto può andare sul sito gestito dall’Università di Chicago https://logeion.uchicago.edu/, dove sono messe, per ogni lemma greco, a confronto le traduzioni di molti vocabolari e di contesti in cui i singoli lemmi sono usati dagli scrittori antichi.
Tra l’altro il fatto che Gesù si sia risvegliato è pienamente coerente anche con quanto abbiamo raccontato in altri articoli, come in “La crocifissione di Gesù: chi erano i due “ladroni” e altre curiosità”
Della vicenda si occupò anni nei suoi libri fa anche il ricercatore italiano David Donnini, i cui studi sono poi stati ripresi più volte da altri ricercatori. Il Risorgimento Nocerino pubblicò nel 2014 un suo lungo saggio che trovate ancora nei nostri archivio cliccando su questo link: https://www.risorgimentonocerino.it/wp/2014/07/28/e-se-il-monoteismo-dei-cristiani-fosse-lo-stesso-di-akhenaton/
Citiamo da lui anche il fatto che in Marco dopo il verbo “risvegliato” non ci sono altre parole, mentre gli altri vangeli specificano dopo il verbo egheiro “dai morti”. Donnini punta l’accento sul fatto che il verbo in se non avrebbe mai potuto far intendere resurrezione piuttosto che risveglio dal sonno, ragion per la quale negli altri è stato aggiunto “dai morti”. Tant’è vero che in altri punti del Vangelo, come per esempio quando a Giuseppe viene ordinato di alzarsi e fuggire in Egitto, si usa appunto il verbo egheiro. Lo stesso verbo è usato anche nel punto in cui gli apostoli in balia delle onde, temendo di affondare, “svegliano” (usando appunto il verbo egheiro) Gesù e lo pregano di intervenire e salvarli.
Senza far voli pindarici con la fantasia è evidente che con i vangeli successivi a Marco si stava perfezionando la creazione del personaggio Gesù che – comunque – come rabbi messianico antiromano sembra avere serie probabilità di essere realmente esistito.
Concludiamo con i “Vangeli scomparsi“: prima ancora di Marco, infatti, esistevano altri Vangeli successivamente eliminati, fatti letteralmente scomparire dalla nascente Chiesa. Noi li conosciamo per le citazioni di alcuni “padri della Chiesa” come Ireneo di Lione, Origene che abbiamo citato all’inizio, Eusebio di Cesarea ed altri. Essi ne fanno citazione esplicita per contestarne i contenuti, citandone anche alcuni brani. Parliamo del vangelo dei nazareni, di quello degli ebioniti, di quello degli ebrei.
Nelle opere di questi e di altri scrittori si criticano fortemente (argomento che abbiamo già trattato in passato) le invenzioni del sedicente apostolo Paolo di Tarso, chiamato spessissimo “apostata della legge“. Di lui si rifiutavano totalmente tutte le lettere e l’idea della resurrezione carnale di Gesù.
«In realtà – citiamo qui una dichiarazione di David Donnini – esistono vangeli gnostici all’interno dei quali il concetto di resurrezione è visto in modo completamente diverso. Ovverosia di un cambiamento spirituale che mette la persona illuminata in condizione di percepire la sua natura essenziale e profonda. Qualcosa di non lontano da alcune concezioni orientali tipiche dell’induismo, del buddismo, nelle quali lo scopo è quello di giungere alla conoscenza del proprio sé».