Tra capitalismo, sogni, felicità e risate, sarà rappresentato lo spettacolo di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa, quarto appuntamento de “L’Essere e l’Umano”
Questa sera alle 20:45 con “Solo quando lavoro sono felice” riparte al teatro Diana di Nocera Inferiore “L’Essere e l’Umano” rassegna firmata da Artenauta Teatro e ideata da Simona Tortora, con l’organizzazione di Giuseppe Citarella e il patrocinio del comune di Nocera Inferiore.
Lo spettacolo, di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa, indaga il concetto di lavoro e il legame che questo ha con gli individui in maniera estremamente comica sviscerando atteggiamenti, liturgie e comportamenti legati alla realtà lavorativa, tra capitalismo, soldi, felicità, identità e vocazione.
I protagonisti sulla scena sono i due attori nella duplice veste di datore di lavoro e lavoratore, l’uno e l’altro coesistenti nella stessa persona con le contraddizioni e le ambivalenze che via via caratterizzano la narrazione. Ciò che viene fuori è una fotografiadissacrante dell’atteggiamento stesso di competitività cui siamo portati fin dalle esperienze scolastiche e che diventa quasi piacere. Per parlare dello spettacolo abbiamo fatto quattro chiacchiere con Niccolò Fettarappa.
Come nasce “Solo quando lavoro sono felice”?
Lo spettacolo è nato dall’esigenza personale di parlare di lavoro: è stata come un’ossessione intellettuale per me. Il lavoro è una sorta di patente sociale, ci definisce in termini di identità. Nel corso del ‘900 il lavoro ha definito un’intera classe, quella operaia. Il tempo stesso era scandito dai tempi di fabbrica: il lavoro, principalmente alle macchine, e il tempo libero. Negli anni il lavoro non è diventato solo impiego personale ma libido. In generale nella nostra società ci si definisce sempre più in termini carrieristici, si passa attraverso i riconoscimenti professionali e dunque è ovvio che il mio centro del piacere passi attraverso questi obiettivi.
Come è avvenuta la costruzione della drammaturgia?
Varia da pezzo a pezzo. C’è un lavoro di scrittura scenica fatta di improvvisazioni lasciate poi a sedimentare ma ci sono anche delle parti di scrittura a “tavolino”. Si gioca anche molto con la presenza del pubblico, il che deriva certamente dal gusto registico di Lorenzo Maragoni che ha fatto tanta stand up comedy.
Che spettacolo vedremo questa sera?
Uno spettacolo che fa ridere. È uno spettacolo comico e amaro. Parliamo di un tema che è una “tragedia” ma in termini ironici!
Da un punto di vista squisitamente tecnico, vi servite di una scenografia?
No. I nostri corpi e le nostre parole saranno la nostra scenografia.
Per info, prenotazioni e per acquistare il biglietto, è possibile rivolgersi al botteghino del teatro Diana dalle 18:00 alle 20:30, oppure telefonare al 3287892486 o al 3394212114.