Madonna con bambino

La preghiera più recitata dai cattolici soffre di un errore di traduzione che ne modifica sostanzialmente il significato, dandole una veste teologica che non ha

Oggi ci occuperemo di un problema delicato e spinoso, che potrebbe toccare la suscettibilità di qualcuno: la vera traduzione di una delle preghiere più recitate nel mondo cattolico: l’Ave Maria.
Qual è il problema? Diciamo innanzitutto che la preghiera deriva dai versi 28 e 42 del capitolo 1 nel vangelo detto di Luca. Il primo recita: “Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te»“. Il secondo “ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»“.
In greco – lingua in cui sono stati scritti i vangeli – il testo (che scriveremo per semplicità direttamente in alfabeto latino) recita al verso 28 “Kaire kekaritomene o Kurios meta sou“, e quindi notiamo che il nome di Maria non è direttamente citato anche se chiaramente Gabriele si rivolge a lei. Il verso 48 invece recita: “Eulogemene su en gunaiksin“. In pratica è scritto: “Rallegrati, piena di grazia, il signore è con te“, e poi “Benedetta sei (o sei stata) tu tra le donne“.
Per la prima parte, dopo ben oltre un migliaio di anni, la Chiesa cattolica ha preso atto dell’errore di traduzione ed infatti, attualmente, chi frequenta le chiese sente recitare “Rallegrati, Maria, piena di grazia“.Madonna con bambino
Ma il problema sul “piena di grazia” permane tutto. In che senso?
Partiamo dall’originale greco kekaritomene. Ancora oggi c’è una disputa non lenita sul fatto che sia un participio perfetto passivo o un participio sostantivato. Ma non basta: il problema è proprio nella possibile traduzione di kekaritomene, che viene dal verbo karitoo.
Se sfogliamo le pagine dell’insuperato dizionario greco italiano del gesuita monsignor Lorenzo Rocci, uscito nella sua prima edizione nel 1939, leggiamo traduzioni come “mi mostro benevolo” o “fornito di grazia“. Altrettanto nel dizionario della Garzanti ed in quello di Olivetti.
Ma già in webtionarre.fr la traduzione fornita è “carino, grazioso“. Altrettanto in quello polacco Glosbe ed in quello ceco Lingea, ed in altri dizionari esteri. Perché queste differenze così sottili ma molto importanti? Perché non dobbiamo dimenticare che don Lorenzo Rocci era un sacerdote, e quindi non poteva e voleva andar contro la traduzione “gratia plena” non solo della Vulgata, fatta da San Girolamo alla fine del IV secolo dopo Cristo, ma anche della Vetus latina itala e Vetus latina afra datate tra il secondo e terzo secolo dopo Cristo.
Quale sarebbe dunque la traduzione giusta? Banalmente, un saluto che oggi potremmo tradurre con “Ciao bella!“, o meglio, “Rallegrati bella, il signore ha scelto te“, che risulta molto più vicina alla realtà delle traduzioni teologiche successive, o agli studi sull’arcangelo Gabriele del cardinale gesuita Jean Danielou di cui abbiamo parlato in questo articolo: https://www.risorgimentonocerino.it/wp/2023/02/11/lo-spirito-santo-per-il-cardinale-danielou-e-in-realta-l-arcangelo-gabriele/.
Come sempre i vostri commenti sono auspicati e graditi.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione