Le traduzioni teologiche spesso inducono in inganno i fedeli, anche se negli ultimi decenni studiosi cattolici e laici e le stesse edizioni San Paolo stanno contribuendo alla riscoperta dei veri testi
Innanzitutto voglio ringraziare quanti, dopo lo scorso articolo sull’inesistenza della figura del diavolo nell’Antico Testamento, mi hanno espresso la loro opinione. Spesso diversa dalla mia, ma comunque li ringrazio dell’attenzione data alle mie ricerche. Non sono il primo, lo ricordo, a trattare questi temi così delicati, e non sarò l’ultimo. Ormai sono tanti, anche all’interno della Chiesa cattolica, ad evidenziare le pesanti manipolazioni nelle traduzioni bibliche, tra l’altro facilmente riscontrabili.
Oggi ci occuperemo, e so già che ci saranno molte polemiche, della “Gloria di Dio“, e di cosa possa essere in realtà.
In ebraico biblico la parola che viene tradotta con “Gloria” è “kavod”. Che significato ha letteralmente? Il dizionario di ebraico e aramaico biblici di Philippe Reymond, edizioni Claudiana per la versione in italiano, ci dice che significa “essere pesante, pesare” e dall’”aver peso” (anche oggi in italiano si dice uomo di peso, che conta) viene l’altro significato, “onore, essere onorato”. Lo stesso dice, più sinteticamente, il vocabolario di Ebraico/Arameo delle edizioni Andalus Publications.
E allora la Gloria che c’entra? Nulla! È una traduzione teologica. Lo si comprende, per esempio, leggendo Esodo 33. Già qualcosa suona strano leggendo la parte iniziale: “Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda. Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro”. Cos’è la colonna di nube che qui viene citata, e che per intenderci accompagnava il cammino degli ebrei (o egiziani, come abbiamo visto altrove) nel deserto? In Esodo 13 leggiamo, ai versi 21 e 22: “Yahweh li precedeva, di giorno sotto la forma di una colonna di nube per indicare loro la strada, e la notte in forma di una colonna di fuoco per illuminarli”. Ve lo immaginate Dio che la mattina con la bandierina alzata come le guide turistiche urla “Seguitemi!”, e alla sera accende un gran falò per illuminare gli ebrei?
In realtà quello che leggiamo nella Bibbia ci porta seriamente a ipotizzare che il kavòd possa essere un oggetto volante! No, non è fantascienza: tutte le volte che nella Bibbia si parla di nubi, il contesto sembra proprio parlare di oggetti volanti, come possiamo leggere molto chiaramente anche in Zaccaria 5, 6-10!
La conferma “definitiva” è sempre nel capitolo 33 di Esodo. Lo trascrivo qui sostituendo – come spesso faccio – alle parole italiane quelle originali ebraiche.
Mosè parla con Yahweh e “Gli disse: «Mostrami il tuo kavòd!». Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Yahweh, davanti a te (…) Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse Yahweh: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà il mio kavòd, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere»”. Quindi, Dio non ha la sua “Gloria-kavòd” sempre con sé, la mostra solo a richiesta, ed essa è qualcosa che “passa”, cioè è qualcosa di mobile. Una dichiarazione che non ha senso se parliamo di un Dio trascendente, ma che è sensatissima se si tratta del mezzo di trasporto dell’Elohìm Yahweh. Tra l’altro, la Gloria (il kavòd) uccide chi le sta vicino quando passa e “Dio” non può impedirlo. In compenso una semplice roccia dietro la quale nascondersi può fare quel che Dio non può: proteggere Yahweh.
In ogni caso, anche la traduzione che recita “il mio volto non lo si può vedere” lascia pesanti dubbi, dal momento che la Bibbia in più parti ricorda che Mosè sempre parlava “faccia a faccia” con Yahweh. Una traduzione più sensata – secondo molti traduttori – è “la parte anteriore del mio kavod non può essere osservata”. Perché emanava forse radiazioni? Questo sarebbe confermato dal fatto che Mosè, alla discesa dal monte, aveva il viso, unica parte scoperta, ustionato, tanto da dover portare per diversi giorni un velo sul volto quando era fuori esposto al sole, potendolo togliere solo quando rientrava nella sua tenda.
Proprio per avere ancora una conferma su cosa potesse essere la Gloria di Yahweh “voliamo” ad Ezechiele 3, dove leggiamo: “Allora un ruach (uno spirito, leggiamo in italiano) mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore, mentre il kavod di Yahweh si solleva dal luogo della sua dimora“. Nella versione Cei, e non solo in quella, leggiamo una traduzione teologica: «Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!», che con il testo originale c’entra come il cavolo a merenda.
E dunque, di passo in passo torna d’attualità la frase attribuita a papa Leone X riportata anche nella Catholic Encyclopedia: “Sappiamo benissimo quanto questa favola del Cristo ci sia stata profittevole”.
Di “carri volanti“, poi, parlano anche i testi omerici, Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio, Tacito, solo per citarne alcuni. Quindi di riscontri ne abbiamo molti, a meno che non vogliamo dire che gli autori citati siano tutti inaffidabili!
Un’ultima curiosità: negli Stati Uniti, precisamente a Vidalia, una città della Georgia, esiste una fabbrica di armi che si chiama Kavod custom, e che nel logo, come pubblichiamo in questa pagina, ha la scritta in ebraico biblico Kavod.
Vi serve altro per rifletterci su?