Il fumo prodotto dalla carne (vedremo quale) sul fuoco era calmante per colui che è divenuto il Dio dei cristiani. Ma non era il solo a volere queste cose. Scopriamo chi altro
Yahweh, il personaggio divenuto il Dio onnisciente e onnipotente dei cristiani, amava i sacrifici in suo onore. Ogni giorno gli bruciavano, presso la sua tenda perché potesse sentirne l’odore, due agrelli: uno alla mattina ed uno la sera.
Non interi, però: Levitico 3 ci dettaglia cosa voleva gli fosse offerto. Leggiamo insieme: “3 Di questo sacrificio di comunione offrirà come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, 4 i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; 5 i figli di Aronne lo bruceranno sull’altare, sopra l’olocausto, posto sulla legna che è sul fuoco: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore”. In ordine al “profumo soave”, a parte che gli astronauti riferiscono che rientrando dalle loro passeggiate esterne sentono nella stazione spaziale odore di carne bruciata, studi medici hanno accertato che quello che richiedeva Yahweh, bruciato alla griglia, produce sostanze sovrapponibili alle endorfine, cioè, come riportato in testi scientifici, “sostanze prodotte dal cervello, classificate come neurotrasmettitori, ovvero messaggeri chimici nel corpo. Quando vengono rilasciate, possono aiutare ad alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di euforia e benessere”. E quindi trova giustificazione chi obietta che il termine ebraico originale non significhi “soave” ma “calmante“. Insomma, Yahweh era un tipo decisamente nervoso, come sembrerebbe apparire dal racconto biblico per tutte le volte che si arrabbia e minaccia morte e distruzione, e aveva bisogno più volte al giorno di questo profumo-camomilla.
Esiste anche una ulteriore ipotesi suffragata da analogie riscontrate nei testi sumerici, in quelli omerici, nello studio della religione agli albori di Roma, ed in decine di altri contesti che vanno dalle Americhe alla Cina: il farsi bruciare delle carni (esattamente quelle richieste da Yahweh e descritte in Levitico 3) era una richiesta comune di tutte le “divinità”. A Roma, per rimanere a noi vicini, agli dèi si bruciava e offriva l’omentum (il grasso addominale, appunto). Questo tipo di fumo poteva ricordare ad Elohìm, Anunnaki, Viracocha, Theoi e altre denominazioni assunte da queste entità sulla Terra, gli odori percepiti nello spazio, ma anche, visto che tutti loro tendevano a dimorare molto in alto (ogni civiltà ha uno o più monti sacri dimore degli dèi), poteva alleviare problemi respiratori dovuti a diverse densità dell’atmosfera sulle pianure del nostro pianeta. È noto a tutti che più si sale di quota più l’ossigeno è rarefatto.
Queste similitudini hanno incuriosito diversi ricercatori, ed in realtà non sono le uniche: anche la divisione dei popoli raccontata in Deuteronomio 32 trova sorprendenti analogie nel Crizia di Platone, e non solo.
Ne parleremo la prossima settimana…