Contrariamente a quanto tramandato dalla Chiesa, quelli che nell’Antico Testamento vengono chiamati Malakim avevano l’eccitazione facile verso le donne con i capelli lunghi
Angeli: esseri asessuati, divisi in varie schiere, tutti intenti ad adorare Dio o a far incombenze per suo conto, compreso il farci da “custodi”. Così ci dice la tradizione cristiana. Ma sarà proprio così?

Abbiamo già visto che Gabriele, l’arcangelo dell’annunciazione, per il cardinale gesuita Jean Danielou, accademico di Francia e docente di teologia, era un uomo, non un essere celeste, come deduce il cardinale dopo un attento e rigoroso studio. Anzi, nel Nuovo Testamento la sua figura è diventata l’entità che noi conosciamo come Spirito Santo, terza persona della Trinità.
Di angeli in realtà uomini parla anche Gedeone, riferendo un episodio accaduto a lui e il profeta Daniele.
Abbiamo anche scoperto nei nostri appuntamenti che i cherubini non sono né uomini né esseri spirituali, ma una sorta di navicella volante monoposto come appare chiaro sia in alcune traduzioni dall’ebraico sia nei vari Talmud, commentari alla Bibbia scritti da esegeti ebrei. Del cherubino esistono al mondo due rappresentazioni: quella che viene guidata da re Pakal e si trova a Palenque, in Messico, e la scultura ritrovata a Toprakkale, in Turchia, che abbiamo pubblicato nei nostri articoli.angeli
Veniamo dunque al tema di oggi: il sesso degli angeli. A dispetto della nomea di essere asessuati, in realtà essi non godevano di buona fama: lo stesso Paolo nella prima lettera ai Corinzi, capitolo 11, versetto 10 scrive: “Perciò la donna deve avere sul capo un segno di autorità, a motivo degli angeli”, intendendo che essi, attratti dai lunghi capelli femminili, si eccitassero e “non andassero per il sottile”. Del medesimo monito alle donne, da rispettare particolarmente durante le funzioni religiose cui i malachim erano presenti, si trova traccia anche nei testi di Qumran, ed in particolare nel “Trattato sulle Berachot“, ovvero il trattato sulle benedizioni. Tertulliano poi, che come tutti sanno è vissuto dal 155 al 230 ed è definito “il vero padre della dottrina cristiana della Trinità”, nel suo “De virginibus velandis”, esprime e rafforza il concetto: le donne dovevano coprirsi i capelli lunghi, simbolo per gli ebrei della nudità femminile, tanto da poterli scoprire solo di fronte al marito e ai figli, perché “gli angeli”, si eccitavano alla vista dei capelli lunghi femminili. In verità, anche ad una sommaria lettura, ed al di là della citazione circa la possibile aggressione degli angeli alle donne a capo scoperto, specie durante le funzioni religiose, che la accomuna con quanto dice l’apostolo Paolo, il “De Virginibus velandis” appare il testo di una persona con serie turbe mentali nei confronti della donna.

 

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