Troppo spesso teologia e testo biblico vanno in direzioni completamente diverse. Come nel caso della vicenda di Caino e Abele, dei loro genitori e di quello che successivamente l’Antico Testamento racconta
Il primo uomo e la prima donna, creati da Dio per amarlo e servirlo. Così la teologia ci racconta la vicenda di Adamo ed Eva. Ma anche a un lettore non esperto, che semplicemente legga la Genesi con occhio critico, saltano immediatamente alla vista alcune incongruenze piuttosto plateali.
Non riveliamo nulla di segreto scrivendo qui che la Genesi è la versione malamente riassunta e privata di importanti dettagli di tre testi sumero-accadici: l’Enuma Elish, l’Atraḫasis e l’Epopea di Gilgamesh. Ai cristiani, però, dicono che i testi originali sono leggende mitologiche e quelli biblici sono invece ispirati da Dio, suscitando sonore risate nel mondo degli studiosi delle civiltà antiche.
Le traduzioni accademiche delle tre opere citate rivelano non solo che l’Adamà (anche il nome corrisponde!) è frutto di operazioni che oggi chiamiamo ingegneria genetica. Anzi, i testi sumero-accadici raccontano che l’uomo fu geneticamente creato mettendo “un pezzo” di Anunnaki in un essere già esistente sulla Terra (con chiaro riferimento – oggi – al loro DNA) e narrano anche dei tentativi sbagliati che generarono uomini senza sesso, altri incapaci di contenere l’urina, altri che non potevano chiudere le mani e così via. E in quanto a “per onorarlo e servirlo” in quei testi si legge che la scelta di dar vita all’Adamà fu dovuta alla ribellione degli Anunnaki contro i loro capi Enki ed Enlil che gli facevano compiere duri lavori. E così per liberarli dal lavoro si “creò” la razza umana. Da dove venivano gli Anunnaki? Oggi anche gli accademici, e non più solo Sitchin ormai scomparso da tempo, lasciano intravedere una provenienza extraterrestre.
Aggiungiamo che la teologia, in alcune occasioni, crea situazioni in cui è impossibile non sghignazzare sonoramente e chiedersi se i teologi sono sani di mente. Come nel caso di Genesi 4, in cui si narra la vicenda di Caino e Abele. Ricordiamo che Adamo ed Eva erano già fuori dall’Eden, e che teoricamente dopo l’uccisione di Abele sulla Terra dovevano esserci solo Adamo, Eva e Caino. Ma quando “Dio” caccia Caino questi dice: «Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».
La domanda sorge spontanea: se secondo la teologia erano in tre in tutto, chi mai lo avrebbe toccato?
E ancora: Caino trova moglie (ma dove se non c’era nessuno?) e diviene costruttore di una città cui dà il nome del figlio, Enoch. Orbene, in questa città chi ci abita con lui e la moglie?
Qual è la verità (se mai si possa parlare di verità con testi come la Bibbia di cui nessuno sa le origini e nessuno conosce la versione originale perché ha subito migliaia di modifiche nel tempo)?
Possiamo intuirla dai versi 27 e 28 di Genesi 1, e dai versi 7 e seguenti di Genesi 2, che vi invito a leggere. Nei primi “Dio” crea l’uomo “a sua immagine” e “maschio e femmina”; nei secondi “Dio” “plasma l’uomo con la polvere del suolo” e lo pone nell’Eden, e solo successivamente gli “fabbrica” una compagna.
Genesi 1 ricorda la fabbricazione con manipolazione genetica degli uomini che dovevano lavorare al posto degli Anunnaki (Elohim nella Bibbia); Genesi 2 parla della “razza speciale” generata per – semplifichiamo il concetto – fare da domestici e agricoltori nell’Eden che serviva all’alimentazione degli Anunnaki-Elohim.