Lo spettacolo diretto da Renato Giordano, terzo e ultimo dell’anno, ha intrattenuto gli spettatori nel mese di febbraio, modernizzando alcuni passaggi e tenendo tutti con il fiato sospeso
Qualche giorno fa si sono spente le luci sulla stagione 2022/2023 del teatro La Locandina di Pagani con le ultime repliche de “Il delitto perfetto” diretto da Renato Giordano e ispirato all’omonimo film di Alfred Hitchcock.
Lo spettacolo ha avuto una lunghissima gestazione, sarebbe dovuto andare in scena nel marzo del 2020 ma ha dovuto subire più di un rinvio fino ad arrivare al cartellone di quest’anno, insieme a Napoli Milionaria e La Novella secondo Faber. Gli attori coinvolti nella messa in scena, però, sotto la guida attenta di Giordano, non si sono persi d’animo e anzi hanno approfittato di questi anni per indossare i personaggi in maniera del tutto inaspettata, lasciando sedimentare alcune caratteristiche del testo scritto da Frederick Knott e aggiungendone delle altre. Un lavoro d’attore che raramente traspare nelle compagnie amatoriali. Lo spettacolo chiaramente non è esente da difetti,non pretende di esserlo, eppure riesce a tenere il pubblico con il fiato sospeso per i due atti sfruttando tutto lo spazio scenico a disposizione e utilizzando degli stratagemmi in grado di far percepire dettagli e non detti che sono facili da trovare sullo schermo ma che nella trasposizione teatrale vanno incontro ad una serie di difficoltà. Tra chiavi che scompaiono, telefonate agghiaccianti e un certo umorismo nei passaggi intermedi della narrazione, lo spettacolo scivola via senza intoppi soprattutto nel primo atto. Il secondo invece richiede uno sforzo maggiore di attenzione: nulla che però pregiudichi la resa finale.
{loadmoduleid 284}La recitazione scelta per la pièce è stata indubbiamente brillante, il testo risale agli anni ’50 e alcuni passaggi risultano per forza di cose “datati”, e dunque il ritmo serrato aiuta il pubblico a non deconcentrarsi. Molto gustosi gli scambi tra Tony, ex giocatore di tennis interpretato da Alessandro De Pascale e Mark, autore di romanzi gialli interpretato da Lorenzo Damiano: i due, nelle vesti di marito e amante di Margot, danno vita ad un gioco di sottile ironia. A proposito di Margot, Rosaria De Angelis ha dato l’impressione di essersi piuttosto divertita nell’interpretare una donna tridimensionale e moderna ma anche disperata quando inavvertitamente colpisce a morte Swann, sicario reclutato da Mark per ucciderla e interpretato dal regista Renato Giordano. Proprio la dinamica del tentato omicidio risulta una delle scene di maggiore impatto, con una coreografia estremamente realistica tra Giordano e De Angelis che, a dire il vero, lascia una certa preoccupazione nello spettatore. Dove c’è un caso da risolvere non può mancare la polizia, in questo caso l’ispettore aveva il volto di Tonino De Vivo, impassibile nel cercare la verità. Nel creare la giusta atmosfera molto utile è stato il lavoro alla scenografia di Roberto Monte e quello ai costumi di Monica Civale e Annika Ruggia. Alle luci, essenziali in alcuni passaggi, ad esempio nella scena “del senso di colpa” di Margot, Nando Forino e Marika Dell’Università.
In conclusione “Il delitto perfetto”, nonostante qualche sbavatura, è stato certamente un test riuscito e che può aprire molte strade nuove per la compagnia del teatro stabile La Locandina, sperimentando e abbracciando nuovi generi e suggestioni.