Basta leggere la traduzione interlineare (parola per parola) del testo ebraico pubblicato dalle edizioni San Paolo per rendersi conto del vero contenuto dell’Antico Testamento
Un nostro lettore, che ringrazio per le sue annotazioni, mi ha scritto che Dio è “creatore, onnipotente, onnisciente, eterno, onnipresente e trascendente”.
Il problema è che basta consultare un dizionario di ebraico e aramaico biblico per scoprire, per esempio, a proposito di creazione, che il verbo “bara“, tradotto con creare (Genesi 1,1: “In principio Dio creò il cielo e la terra”), non significa affatto creare dal nulla, ma ha in ebraico lo stesso senso del creare una statua: dar vita a qualcosa, cioè, utilizzando materiali esistenti.
Gli ebrei non conoscevano i concetti come spiritualità e trascendenza, almeno fino al ritorno dall’esilio di Babilonia e alla ricostruzione del tempio nel 515 a.C. Fu allora che da un lato della presenza fisica di Yahweh non vi fu più traccia, dall’altro egli cominciò a divenire prima il più importante e poi l’unico Elohim, con l’introduzione di concetti spirituali poi rafforzati nel primo cristianesimo per le contaminazioni del platonismo (fondato nel 387 a.C.) e soprattutto del neoplatonismo sviluppatosi nel III secolo d.C.
Andiamo al Dio onnipotente: anche qui basta giocare in casa. L’ottima Bibbia di Gerusalemme, che usa il testo della Conferenza episcopale italiana commentato dai dei domenicani dell’ecole biblique di Gerusalemme, commentando la parola onnipotente che in ebraico invece è El Šaddāy, scrive: “La traduzione comune «onnipotente», seguita dalla BC, è inesatta. Il senso è incerto; si è proposto «Dio della montagna», secondo l’accadico shadu; sarebbe preferibile interpretare «Dio della steppa», secondo l’ebraico sadeh e un altro significato della parola accadica“. Ma certo, scrivere che Dio si presenta ad Abramo come “Dio della steppa” non sarebbe stato la stessa cosa…
Veniamo a onnisciente, che sa tanto di fenomeno da baraccone. Vogliamo fare piccoli esempi che dimostrano che Yahweh non è affatto onnisciente? E allora andiamo a Genesi 18,21. Si parla di Sodoma: “Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me“. Ancora, Torre di Babele, Genesi 11,5: “Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo“. Vogliamo poi, tornando alla vicenda di Sodoma, parlare della trattativa con Abramo sul possibile numero di giusti presenti in città? Accantoniamo con bontà la questione onniscienza per parlare, infine, del Dio eterno: la parola ebraica olam, che con eterno viene tradotta, è un caso più unico che raro. Avete mai visto un vocabolario dove c’è scritto “non tradurre con”?
È quel che invece succede con olam, per parola per la quale nell’edizione italiana del dizionario di ebraico ed aramaico biblico di Oxford è appunto scritto “non tradurre con eternità“, trattandosi di un tempo sconosciuto (e anche un luogo non conosciuto, come nel Salmo 23).
E per oggi possiamo fermarci qui…