L’alto prelato lo afferma nel libro “Teologia del giudeo-cristianesimo”, pubblicato nel 1958. E l’annunciazione a Maria? Anche quella vi riserverà delle potenti sorprese …
“Nell’Ascensione di Isaia l’angelo dello Spirito Santo siede alla sinistra del Signore. Ora leggiamo in II Enoch: «Il Signore mi chiamò e mi pose alla sua sinistra, vicino a Gabriele, e io adorai il Signore» (XXIV, l).
Quindi Gabriel è l’angelo che siede a sinistra. Il parallelismo qui è rigoroso. Ci permette di concludere con certezza che l’angelo dello Spirito Santo, nell’Ascensione, è una trasposizione di Gabriele. Rende probabile, se il Secondo Enoch è davvero un’opera giudeo-cristiana, che sia lo Spirito Santo ad essere rappresentato lì sotto la categoria di Gabriele“.
Con queste parole, tratte dal libro “Teologia del giudeo-cristianesimo“, pubblicato nel 1958, Jean Marie Daniélou, cardinale gesuita, docente di teologia ed accademico di Francia – scomparso prematuramente nel 1974 – lancia un masso piuttosto pesante sulla teologia cristiana e sulla “Santissima Trinità” come attualmente conosciuta dai cattolici.
Tra l’altro, nella versione originale in lingua ebraica del libro del profeta Daniele, questi descrive Gabriele come un uomo che viene a portargli un messaggio giungendo a lui pesantemente affaticato.
Per la cronaca, nelle traduzioni in italiano della Conferenza Episcopale Italiana, ovvero nelle Bibbie che tutti hanno in casa, Gabriele raggiunge Daniele volando: una prerogativa, quella degli angeli con le ali, nata nella Chiesa che si stava formando solo nel IV e V secolo dopo Cristo, più o meno insieme alla nascita dei santi che avrebbero dovuto prendere il posto dei tanti dei del pantheon greco-latino. Sempre nello stesso periodo – precisamente nel Concilio di Efeso – Maria, che nell’idea dei cristiani di allora doveva sostituire la figura della dea madre presente in tutte le culture del mondo, diventa madre di Dio sempre vergine.
La descrizione di Gabriele come essere umano, sebbene ciò sia estremamente irriverente per chi ha fede, fa assumere concretezza all’ipotesi fatta da alcuni che a ingravidare Maria di Nazareth sia stato proprio quello che noi chiamiamo l’arcangelo Gabriele, che quindi non si sarebbe limitato ad annunciare ma anche a mettersi all’opera perché la gravidanza si concretizzasse.
Un’ultima curiosità: quando Gabriele incontra Maria le dice nel testo greco originale: “Kaire kekaritoméne“, che viene tradotto con “salve (o più recentemente “rallegrati”) piena di grazia”. Bene, chiunque abbia un normalissimo dizionario di greco, il poderoso Rocci nel mio caso, potrà rendersi conto che karitoo non ha nulla a che fare con la grazia spirituale! È bellezza, leggiadria, amabilità, favore … e anche grazia, ma nel senso estetico della parola.
E quindi Gabriele avrebbe detto a Maria, tradotto nel linguaggio moderno, semplicemente “Ciao, bella gnocca!“.