L’ordigno fu piazzato all’esterno di un’attività commerciale di corso Trieste, danneggiando i locali della macelleria e un’auto parcheggiata in zona. Individuati grazie alle telecamere. Dissidi familiari dietro i fatti
Questa mattina i Carabinieri della Tenenza di Scafati hanno eseguito 2 ordinanze cautelari – rispettivamente emesse dal GIP del Tribunale di Nocera Inferiore e da quello del Tribunale per i Minorenni di Salerno – nei confronti di cinque persone, delle quali due minorenni all’epoca dei fatti.
Si tratta di cinque giovani finiti nei guai per aver fatto scoppiare un ordigno dinamitardo nei pressi di un esercizio commerciale a Scafati, nella notte del 31 dicembre 2021. Le indagini hanno consentito di ricostruire la dinamica dei fatti accertando che, alla base degli stessi, vi erano dei dissidi familiari e che lo scoppio dell’ordigno era dovuto ad una ritorsione nei confronti delle vittime, parenti di alcuni degli indagati. Quella sera, due giovani, a bordo di un motorino, avevano sistemato nei pressi di una macelleria situata in via corso Trieste un ordigno esplosivo del tipo bomba carta: la particolare micidialità dell’ordigno aveva prodotto non solo il danneggiamento all’esercizio commerciale ma, a causa della forte deflagrazione, anche il danneggiamento di un’autovettura parcheggiata nei pressi. Quindi, dopo essersi allontanati rapidamente dal luogo dei fatti, avevano abbandonato lo scooter ed erano stati recuperati da altri tre individui a bordo di un’auto che li aveva seguiti durante il corso di tutte le operazioni, così consentendo ai due autori materiali di fuggire senza indugio dal luogo dei atti. La visione dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza comunale e di privati cittadini ha consentito ai Carabinieri di individuare come gravemente indiziate cinque persone, delle quali tre maggiorenni e due minorenni. Gli esiti hanno trovato ulteriore conferma nelle ancor più capillari indagini svolte dai Carabinieri della sezione Informatica del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno. La ricostruzione degli agganci di celle dei telefoni in uso agli indagati la sera dei fatti ha fornito ulteriore conferma in ordine alla gravità indiziaria nei confronti degli indagati e pertanto le due Procure hanno avanzato, di concerto ai rispettivi GIP, le richieste cautelari successivamente accolte.{loadmoduleid 284}