Parte ufficialmente la rassegna “L’Essere e l’Umano” di Artenauta teatro con uno spettacolo nato dalla collaborazione tra Mariano Dammacco, Serena Balivo e Roberto Latini
Come tutte le cose significative di una vita, anche “Danzando con il mostro”, primo spettacolo dell’edizione 2023 de “L’Essere e l’Umano”, nasce da un incontro. Salvifico, cercato, probabilmente necessario, l’incontro è stato quello tra Mariano Dammacco, Serena Balivo e Roberto Latini.
I primi due che da almeno un decennio lavorano insieme raccogliendo premi, individuali e non, consenso, successi e il terzo, Latini, uno degli artisti più interessanti del panorama attoriale italiano, arrivato a disgregare qualche certezza e ad avviare un processo essenziale anche per chi vive di teatro da sempre: la messa in discussione. Occorreva, come ha spiegato lo stesso Dammacco «interrogarsi su come organizzare un gesto artistico che aprisse nuove strade e rigenerasse il percorso, come una necessità fisiologica». Quello che esce fuori da quest’incontro è uno spettacolo anomalo, un sogno, forse un incubo, un percorso di un’ora o poco più che presenta i mostri che ci portiamo dentro in una veste diversa da quella che ci aspetteremmo. I tre attori sulla scena “danzano” tra di loro accompagnati sapientemente dalle musiche di Gianluca Misiti e dalle suggestioni create dalle luci di Max Mugnai, due collaboratori di Roberto Latini; ma significativo è stato anche il lavoro ai costumi e alla scenografia della giovane Francesca Tunno. Sulla scena oltre al capitale umano e artistico, pochi altri elementi ma tutti significativi: abiti da gran galà, bicchieri, una finestra, una scala. In occasione di quello che, come detto, venerdì 20 gennaio sarà il primo spettacolo della rassegna a cura di Simona Tortora e Artenauta teatro, con l’organizzazione di Giuseppe Citarella abbiamo fatto quattro chiacchiere con Mariano Dammacco.
– Parliamo della genesi dello spettacolo. Come nasce e qual è il processo di costruzione della messa in scena? «Si tratta di una composizione firmata da tutti e tre. Un aspetto interessante è stato proprio il processo di lavoro e di scelta tra testi composti da me: insieme abbiamo deciso cosa togliere e cosa tenere. Per la costruzione ci si affida molto al palcoscenico, ci si fida delle sensazioni che si hanno; d’altra parte ci si affida anche allo spettatore. Lo spettacolo non porta una narrazione lineare ma chiede allo spettatore di comporre, ognuno con la propria sensibilità, una lettura, un quadro. In questo modo ha più libertà: questa libertà può dare delle vertigini, ma quello che possiamo consigliare è di abbandonarsi come se si trattasse di un sogno, o un incubo. Contiamo sul fatto che possano sintonizzarsi concentrandosi sulle sensazioni, più che su una trama o una morale».
– Il titolo è molto evocativo, d’impatto. Ma chi sono i mostri? «Il titolo è già un momento di drammaturgia: insomma è già un pezzo dell’opera! Il mostro è qualcosa che c’è dentro, penso ad esempio al rammarico. Sono mostri che appartengono al territorio delle emozioni estremamente umane: se siamo in conflitto con noi stessi, poi confliggiamo anche con gli altri».
– Lo spettacolo è un po’ diverso dalle solite produzioni della Piccola Compagnia Dammacco, soprattutto per la non linearità. Analizziamo questo aspetto. «Già con “L’inferno e la fanciulla” del 2014 ho avuto esperienza di una libertà maggiore nei confronti dello spettatore; ma in questo caso è stato possibile confrontandoci con il lavoro di Latini. Ero interessato a lavorare con Roberto, che conosco da diverso tempo, per le affinità che abbiamo ma soprattutto per le divergenze, che poi è la roba che ci interessa di più; sicuramente il lavoro su “Danzando con il mostro” è un dono i cui frutti vedremo anche nei prossimi anni». L’appuntamento dunque è per venerdì 20 gennaio alle 21 al teatro Diana di piazza Guerritore. Per l’acquisto dei biglietti, il cui costo è di 18€, 15 per under 18 e over 65 è possibile rivolgersi al botteghino del teatro o telefonando al 3205591797 e al 3287892486.{loadmoduleid 284}