I Ros dei Carabinieri sono intervenuti presso la struttura sanitaria “La Maddalena” di Palermo, dove il latitante si recava per effettuare alcune terapie da più di un anno. Ritenuto in tempi recenti il boss più potente di Cosa Nostra, era ricercato dal 1993
Termina dopo 30 anni la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, arrestato questa mattina a Palermo. ‘U Siccu era il capomafia di Castelvetrano, ma esercitava un grande potere in tutta la provincia di Trapani e anche in quella di Palermo, tanto da essere considerato a capo dell’attuale “cupola”.
Dal 1993 era diventato un fantasma, venendo inserito al primo posto nell’elenco dei ricercati di massima pericolosità in Italia, e tra i primi nel mondo. Il blitz dei reparti ROS e GIS è scattato intorno alle 9, mentre il superlatitante faceva colazione al bar della clinica “La Maddalena” di Palermo, quartiere San Lorenzo. Secondo quanto emerso, il boss da oltre un anno si recava lì per curare un tumore. Sono stati necessari quasi duecento uomini e l’assedio al quartiere. Mentre l’uomo veniva condotto in auto dai militari a volto coperto, sono partiti applausi e urla di incoraggiamento da parte delle molte persone che si sono radunate sul posto. Apparso stanco e invecchiato, non ha opposto alcuna resistenza. Sulla storica operazione sono intervenute anche le cariche dello Stato. Mattarella ha telefonato il ministro Piantedosi e il generale Luzi per congratularsi. “Una vittoria dello Stato, contro la mafia senza tregua” ha dichiarato Giorgia Meloni. Una vita fatta di sequestri, omicidi, gruppi di fuoco e attentati, quella di Messina Denaro. Dopo l’arresto di Riina, Messina Denaro fu favorevole alla continuazione della strategia degli attentati dinamitardi insieme ai boss Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Ultimo rappresentante della generazione stragista di Cosa Nostra, nel novembre 1993 fu tra gli organizzatori del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo per costringere il padre Santino a ritrattare le sue rivelazioni sulla strage di Capaci; dopo 779 giorni di prigionia, il piccolo Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere sciolto nell’acido.{loadmoduleid 284}