Il racconto biblico potrebbe raccontare un evento avvenuto in uno o più dei numerosi canali del Nilo, che somiglia in modo strabiliante a fatti successi e registrati più volte nella nazione africana
Acqua mutata in sangue, rane, zanzare, mosche velenose, mortalità del bestiame, ulcerazioni, grandine, locuste, tenebre, morte dei primogeniti. Sono le catastrofiche “piaghe” che Yahweh avrebbe mandato all’intero Egitto per convincere il Faraone a far uscire il suo popolo in modo indenne.
Le cose non starebbero esattamente così, e non nel senso che le cosiddette piaghe non possano essere state un fatto concreto: in realtà si tratterebbe di un fenomeno assolutamente naturale che, ancora nel 1984 e nel 1986, si è verificato ed è stato documentato in Camerun. Dunque potrebbe trattarsi di un evento avvenuto in uno o più dei numerosi canali del Nilo. Ben tre laghi africani, infatti, danno vita a fenomeni pressoché identici a quelli descritti nell’Esodo.
In quei bacini, l’acqua diventa improvvisamente rosso-sangue, provocando l’intero ciclo di calamità descritte nell’Antico Testamento, fino alla strage degli esseri umani. Il cielo nero e la “grandine” di fuoco? Si manifesta regolarmente, ad ogni maxieruzione nei laghi Nyos, Monoun e Kivu, posti tra Camerun, Ruanda e Congo. Essi, scrive Francesca Spanò sul “Messaggero” il 17 gennaio 2018, sorgono all’interno di crateri vulcanici sempre pronti a rilasciare esalazioni di anidride carbonica. Sono «tre laghi mortali che – scrive la Spanò – nel tempo, hanno provocato disastri notevoli e la morte di uomini e animali che si trovavano nelle immediate vicinanze e anche piuttosto distanti».
Come è possibile che un tranquillo bacino possa causare una vera e propria strage? La colpa è dell’attività vulcanica al di sotto dei fondali, dove avviene un improvviso rilascio di biossido di carbonio: «Il magma produce una quantità enorme di gas irrespirabile, che si ferma appena sopra lo specchio d’acqua: di lì inizia la sua azione letale». Uno dei primi a lasciare l’opinione pubblica affranta e senza parole, ricorda il “Messaggero”, è stato il lago Monoun nel 1984. In quell’anno, infatti, a causa della produzione di una nube di anidride carbonica, uccise ben 37 persone. «Purtroppo, qualcosa di simile accadde nel 1986 col Nyos, con un bilancio davvero drammatico: persero la vita in un solo giorno ben 1.700 persone e 3.500 capi di bestiame». Come comincia a manifestarsi, la catastrofe? Nel modo indicato dalla Bibbia: l’acqua si colora improvvisamente di rosso, le rane fuggono e i pesci (senza più ossigeno) muoiono a migliaia. Proprio la putrefazione innescata dal disastro ittico, insieme alle punture degli insetti molesti, genera le “piaghe” sulla pelle di uomini e animali, causando infezioni che determinano anche la morìa del bestiame. Mosche, zanzare e cavallette – anch’esse in fuga dalle rive del lago, il cui habitat è sconvolto – completano l’apocalittico scenario narrato nell’Esodo. Le piaghe egizie potrebbero essere fatte risalire ad attività del locale vulcano Al Marsous o anche all’eruzione del vulcano Thera che distrusse Santorini e mandò copiose masse di gas e ceneri anche nel Nord Africa.
Per dare una spiegazione razionale a questo scenario apocalittico manca un ultimo aspetto, in apparenza inspiegabile: la strage, selettiva, dei primogeniti maschi (non tutti, probabilmente, ma un numero comunque rilevante). Anche questa sarebbe invece riconducibile a un fatto razionale: l’egittologia conferma che, nel regno dei faraoni, i primogeniti maschi godevano di un “particolare privilegio”, almeno nelle famiglie benestanti. A differenza dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, dormivano infatti in letti a piccolissima altezza dal pavimento. Potrebbero essere bastati per esporli non alla “soprannaturale” brutalità del presunto carnefice Yahweh, ma all’esalazione dei gas venefici scaturiti dal sottosuolo vulcanico, responsabile dell’improvvisa colorazione delle acque.
È noto che i gas “pesanti” possono infatti fluttuare a una precisa distanza dal suolo, restando a mezz’aria. Probabilissimo, dunque, che il letto dei primogeniti egizi (a pochi centimetri da terra) si sia trasformato nella loro tomba. Una morte silenziosa, nel sonno, come quella che ha colpito la popolazione del Camerun sulle rive dei “laghi maledetti”. Infatti gli esperti accorsi sul posto hanno accertato che sulle rive del Nyos sono morte soltanto le persone che dormivano a terra. {loadmoduleid 289}