Sono molti gli studiosi ebrei e cristiani a pensare che sia stata scritta a partire dalla fine dell’esilio babilonese, avvenuta nel 538 prima di Cristo. Scopriamone i segreti …
La Bibbia: secondo la dottrina cattolica un libro ispirato da Dio e rimasto immutato per millenni. Non è proprio così, ed ora lo leggeremo insieme.
In realtà, di sicuro c’è che al termine dell’esilio babilonese, nel 538 a.C., la Bibbia fu o scritta per la prima volta o pesantemente manipolata. Del resto era un insieme di consonanti scritto da destra a sinistra senza nemmeno la divisione tra parole, quindi chi poteva (e voleva) farlo manipolava i concetti a sua discrezione. Un esempio in italiano? Presto detto: con le lettere btt giocate a comporre le decine di parole che si possono ottenere!
Il problema era così grande che, tra il VI e il IX secolo dopo Cristo, i masoreti (letteralmente custodi della tradizione), per porre un freno alle continue modifiche, lo “cristallizzarono” nel tempo aggiungendo i suoni vocalici (in ebraico non esistono le vocali come noi le conosciamo).
Nel 1008 dell’era moderna vide la luce un codice, detto di Leningrado dalla città in cui è conservato. L’autore è riportato essere Šemû’ēl ben Ya’ăqōb, Samuele figlio di Giacobbe, il quale dichiara di averlo copiato al Cairo da un manoscritto originale del caposcuola masoreta ‘Ahrōn ben Mōšeh ben ‘Āšêr. È la versione da cui derivano, anche oggi, la maggior parte delle Bibbie, comprese quelle della Chiesa cattolica
Ma la versione masoretica è in realtà solo una delle bibbie possibili: vi sono quelle della scuola palestinese, la samaritana, quella babilonese. Della Bibbia esistono – inoltre – numerosi codici diversi, ognuno con la sua storia, e con migliaia di differenze, anche importanti, tra loro.
Se poi sommiamo a questi codici i testi biblici ritrovati a Qumran, che risalgono almeno al II secolo prima di Cristo, la Bibbia cosiddetta dei Settanta in greco, la Vulgata di San Gerolamo (in latino), i Targûmîm, che sono le versioni in aramaico antico del Vecchio Testamento, e ancora la Bibbia Samaritana (Toràh e Giosuè), in lingua ebraica, del IV secolo a.C., la confusione è pressocché totale. Tanto che dal 1958 un gruppo di studiosi ebraici, tutti docenti universitari, ha dato vita al Bible project (progetto Bibbia), per cercare di ricostruire un testo quanto più vicino possibile a quello originale. E che facciano sul serio lo si deduce anche dal tempo che si sono assegnati per portare a termine il progetto: 200 (si, proprio 200!) anni.
Della Bibbia, libro più stampato ma meno letto al mondo (specie dai cattolici), si può asserire con assoluta certezza che non sappiamo com’era scritta in origine (l’ebraico come lingua inizia a nascere non meno di tre secoli dopo Mosè) e come veniva letta (nel senso delle vocali usate), ma anche che non sappiamo chi l’abbia scritta: nemmeno un rigo ha attribuzioni certe. Per esempio il libro di Isaia ha almeno tre autori ed è stato scritto nell’arco temporale di circa 250 anni, come è riportato tra l’altro nell’enciclopedia cattolica e come si può leggere anche nelle note di introduzione al libro in molte edizioni della Bibbia.
Veniamo dunque al punto centrale: cos’è la Bibbia? Basta leggerla, anche nelle traduzioni italiane della CEI, per rendersì conto che in realtà si occupa solo delle vicende dei Semiti, ovvero i discendenti di Sem, uno dei tre figli di Noè. Anzi, di una piccolissima parte di loro: solo della famiglia di Giacobbe, che come leggiamo nel Deuteronomio dal verso 8 al 12, è quella che viene assegnata a Yahweh che poi è diventato per i cristiani Dio. È un libro di regole di vita ma soprattutto di guerra, in cui vengono raccontate le “imprese belliche” degli israeliti che combattono con zii, cugini e fratelli per togliersi a vicenda le terre in cui abitavano, come ben riassume il capitolo 10 del libro di Giosuè che vi invito a leggere.
La prossima settimana continueremo a parlare di Bibbia, ed in partoicolare dei Salmi.