La Chiesa cattolica tedesca già dal 2017 ha riscritto il testo rendendolo molto più vicino all’originale, ma è rimasta l’unica: le altre continuano nella clamorosa bugia!
Siamo in tempo di avvento, e le chiese cristiane, quelle cattoliche in testa e tutte, si preparano alla nascita di Gesù. Una nascita, ci dicono, che aveva profetizzato Isaia nel settimo capitolo del suo libro.
In realtà, questa profezia è una colossale menzogna: semplicemente, non vi è mai stata. Andiamo a scoprire la verità…
Partiamo dal personaggio: Isaia. Figlio di Amoz, nacque intorno al 765 a.C.
Visse in un periodo di forti tensioni sociali e politiche durante le quali Israele era sotto la costante minaccia di un’invasione assira. Il peso politico datogli dal suo essere profeta lo rese un personaggio molto in vista nel suo tempo e la sua vicinanza alla corte di Gerusalemme lo fanno ritenere da alcuni appartenente ad una famiglia aristocratica. La sua attività politica e profetica fu costantemente impegnata a denunciare il degrado morale portato dalla prosperità del paese. Egli tentò di impedire ogni alleanza militare con altri paesi indicando come unica strada la fiducia in Dio.
Di Isaia si perdono le tracce nel 700 a.C.: secondo una tradizione ebraica fu arrestato e condannato a morte sotto il re Manasse.
E dunque, veniamo alla cosiddetta profezia: è contenuta nel verso 14 del capitolo 7, in cui si legge nelle traduzioni ancora vigenti: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. La traslitterazione dal testo originale ebraico è “Hinneh ha almah harah wə yōleḏeṯ ben ve karath shem o immanuel”.
Bene: ha almah non significa assolutamente “la vergine” ma “la giovane donna”. Anche perché vergine in ebraico ha un termine preciso: si dice betulah. Harah è un aggettivo e significa “incinta”; yōleḏeṯ significa “partoriente”. La traduzione esatta è “Ecco, la giovane donna incinta è partoriente di un figlio, cui darà il nome Emmanuele”: la profezia sulla nascita di Gesù, dunque, non è mai esistita. Si sa anche chi era la donna in questione: ce lo dice lo stesso Isaia, ed è la moglie del re Acaz, il cui nome era Abijah, e Isaia, che con Acaz aveva rapporti, sperava che questo figlio potesse risollevare Israele dalla sudditanza assira dalla quale Acaz non era capace di uscire. Ne ha preso atto dal 2017, ponendo fine a questa traduzione che definire sbagliata è fin troppo benevolo, la Conferenza episcopale cattolica tedesca, che nelle bibbie pubblicate in Germania (e solo in questa nazione) dal 1° gennaio 2017 ha tolto “concepirà e partorirà” traducendoli nel modo corretto, anche se ha lasciato “la vergine”, aggiungendo però in nota che la traduzione corretta è “la giovane donna”.{loadmoduleid 289}