I due gruppi criminali avevano dato vita ad una consorteria che controllava le attività illecite dall’Agro nocerino-sarnese fino al Napoletano. Gestivano anche il cosiddetto “sistema”, per lo spaccio a Pagani e Nocera Inferiore. Alla guida dei clan Francesco Fezza, Andrea De Vivo e Rosario Giugliano: 25 arresti
La Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, alle prime ore dell’alba, hanno dato esecuzione ad un’ampia operazione di contrasto alla criminalità organizzata, condotta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Salerno – Direzione Distrettuale Antimafia.
Il maxi blitz ha colpito due associazioni per delinquere di stampo camorristico tra loro federate, influenti sui territori dei Comuni di Pagani, Nocera Inferiore, San Marzano sul Sarno, Scafati e di altri Comuni dell’Agro Nocerino Sarnese nonché incidenti anche su alcuni Comuni della Provincia di Napoli. Le tre Forze di Polizia hanno proceduto all’arresto e contestuale sequestro di beni a carico di 25 soggetti, tutti destinatari della misura cautelare della custodia in carcere ad eccezione di uno, attualmente collaboratore di giustizia e sottoposto in data odierna agli arresti domiciliari in località protetta. Gli odierni arrestati sono indagati a diverso titolo per i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegali di armi, illecita concorrenza con minaccia o violenza e autoriciclaggio nonché, ancora, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tutte fattispecie aggravate dal metodo e/o dalle finalità mafiose. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Salerno e dal Reparto Territoriale Carabinieri di Nocera Inferiore, hanno colpito i clan “FEZZA-DE VIVO” di Pagani e “GIUGLIANO” di Poggiomarino, organizzazioni capeggiate da soggetti la cui federazione si ritiene costruita attorno alla figura di Giugliano Rosario detto “il minorenne” grazie agli storici rapporti di alleanza che da sempre lo legano ai vertici delle famiglie di maggior spicco della criminalità paganese, cui gli odierni indagati d’altronde appartengono. Secondo quanto emerso allo stato delle investigazioni e ritenuto dal GIP, il clan Fezza-De Vivo, guidato da Fezza Francesco e De Vivo Andrea, dopo aver estromesso D’Auria Petrosino Antonio, anch’esso storico appartenente alla consorteria criminale, ha mantenuto il predominio assoluto sul territorio di Pagani e in buona parte dell’Agro Nocerino Sarnese, controllando il mercato degli stupefacenti, imponendosi con richieste estorsive e riuscendo ad infiltrarsi nell’economia legale in settori particolarmente delicati. Particolarmente pervasiva sarebbe proprio l’attività posta in essere al fine di inserirsi nel sistema economico. A tal proposito è emblematico quanto avvenuto a partire dal mese di maggio 2020, in corrispondenza del periodo successivo al primo cosiddetto “lockdown”, allorquando il clan avrebbe imposto nel settore delle sanificazioni, con metodi intimidatori e violenti quale il pestaggio di un noto imprenditore concorrente, la cooperativa PEDEMA, una società gestita dal consociato Marrazzo Alfonso e di fatto controllata, secondo l’odierno quadro accusatorio, dai vertici del sodalizio oggetto di indagine. Le operazioni condotte nel mercato dell’economia legale sarebbero state favorite anche dall’apporto fornito da Tagliamonte Brunone, commercialista a cui è stata contestata l’ipotesi di concorso esterno, il quale ha costantemente prestato la propria opera professionale favorendo consapevolmente gli interessi economici dell’organizzazione camorristica e dei suoi vertici. La sua condotta si sarebbe estrinsecata in particolare in consulenze economico-finanziarie finalizzate ad occultare e a reinvestire i proventi illegalmente accumulati. Altre importanti operazioni commerciali poste in essere dal clan avrebbero riguardato l’effettiva acquisizione di attività commerciali e, ancora, il progetto – poi non portato a termine, ideato e condotto unitamente da Giugliano Rosario – di infiltrazione nel consorzio di gestione dei servizi all’interno della zona industriale di Nocera Inferiore. Il clan Fezza-De Vivo avrebbe favorito il reimpiego dei proventi illecitamente accumulati ideando un sistema di trasferimento del denaro all’estero, precisamente in Spagna, ove ha altresì avviato un’attività del tipo bar-pasticceria. Nella imputazione accusatoria l’organizzazione criminale non ha comunque abbandonato la tradizionale attività estorsiva, strumento di imposizione sul territorio e di esibizione della propria presenza. Sono stati documentati diversi episodi, in forma consumata o tentata, nel corso dei quali soggetti appartenenti al clan hanno operato per sottrarre alle vittime la proprietà di locali e di attività commerciali, in un caso chiedendo inizialmente addirittura una somma pari a 100.000 euro ad un facoltoso imprenditore affinché lo stesso potesse continuare ad esercitare la propria attività sul territorio di influenza del clan. L’unione con Giugliano Rosario – perno della neonata confederazione risalente all’anno 2020 – ha poi permesso al clan Fezza-De Vivo di aumentare la propria forza criminale. Lo storico camorrista, soprannominato “il minorenne” in ragione della sua appartenenza criminale risalente all’epoca in cui non aveva ancora raggiunto la maggiore età, faceva infatti parte dell’associazione camorristica capeggiata da Carmine Alfieri e, in particolare, della sua articolazione riferibile a Pasquale Galasso. Nella sua carriera criminale ha riportato numerosissimi precedenti penali e di polizia, tra i quali emergono – oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso – i reati di omicidio doloso, ricettazione, tentato omicidio e rapina. È stata certificata la sua vicinanza a quelli che sono gli attuali referenti di altre organizzazioni criminali, tra cui soggetti appartenenti ai clan Moccia, Mazzarella e Fabbrocino. Per i fatti ad esso attribuiti ha accumulato condanne per complessivi 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione. Giugliano, scarcerato nei primi mesi del 2020, ha fissato il proprio domicilio a Pagani. Nonostante la distanza dallo storico centro di interessi, è accusato di aver dato vita ad un’associazione per delinquere di stampo camorristico generata nel Comune di Poggiomarino e capace di imporsi nei Comuni di Pagani, San Marzano sul Sarno, Scafati e di altri Comuni limitrofi dell’Agro Nocerino Sarese. Per farlo avrebbe sfruttato l’opera, tra gli altri, di suo cognato Sorrentino Francesco detto “Giotto” – anch’egli già gravato da precedenti penali per reati di camorra e per omicidio – nonché del figlio della propria compagna, Manzella Alfonso detto “Zuccherino”. Secondo il GIP la forza e la piena operatività della confederazione hanno trovato espressione in alcune vicende documentate dalle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. Sarebbe stato infatti proprio l’accordo tra i promotori delle due organizzazioni criminali a determinare un”inversione di rotta nella gestione del mercato degli stupefacenti, il cosiddetto “Sistema” attraverso cui, stando all’impianto indiziario ritenuto valido dal Giudice cautelare, il sodalizio autoctono paganese controllava almeno 10 diverse piazze di spaccio censite sul territorio di Pagani e a Nocera Inferiore (alcune delle quali recentemente disarticolate a seguito di mirate indagini di questo Ufficio), dapprima imponendo le proprie forniture con la violenza e l’intimidazione. Dalla fine del 2020, ritenendo eccessivamente pericoloso occuparsi direttamente della fornitura di tutte le piazze di spaccio, il “Sistema”, conformandosi all’autorevole consiglio impartito dal Giugliano – stando alle risultanze investigative – partecipando tale propria decisione ai gestori appositamente convocati, avrebbe preferito invece consentire loro di acquistare liberamente le partite di stupefacente, a condizione, però, che mensilmente venisse versato il rateo estorsivo a favore del clan. E ancora, l’esistenza di una comunione di interessi è emersa nella ricostruzione accolta allo stato dal GIP, in relazione al tentato omicidio di Chiavazzo Domenico, titolare di fatto della cooperativa di logistica denominata OMEGA Service. Infatti il clan Fezza-De Vivo, concorrendo con Giugliano Rosario e accoliti della sua organizzazione, avrebbe tentato di ottenere da parte di Chiavazzo il pagamento di una somma di denaro pari a 200.000 curo. L’escalation di intimidazioni e violenze, esercitate nei confronti del destinatario della richiesta, avrebbe raggiunto il suo apice il 25 maggio 2020, quando Manzella Alfonso e Liguori Nicola, nei confronti dei quali si è proceduto già nell’immediatezza del fatto, avrebbero materialmente eseguito l’agguato armato ai danni dello stesso provocandone il ferimento. In relazione a questi fatti Giugliano, con il provvedimento odierno, è stato indagato sia poiché ritenuto il mandante del tentato omicidio sia per gli ulteriori reati di detenzione e porto delle armi utilizzate in quell’occasione. Le attività condotte nel corso delle indagini dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato avevano consentito di ricostruire anche un altro tentato omicidio avvenuto nel mese di aprile 2021 verosimilmente ad opera della compagine camorristica facente capo allo stesso Giugliano Rosario. All’epoca è stato infatti eseguito il fermo di ‘o minorenne e di Francese Nicola, poi condannati con rito abbreviato, ritenuti responsabili per l’agguato armato che aveva portato al grave ferimento di Amoruso Carmine. Nella ricostruzione, allo stato ritenuta fondata, la vittima, ex collaboratore di giustizia, era stato colpito dall’azione armata in quanto ritenuto responsabile dal “minorenne” di aver cercato di imporsi con il proprio gruppo criminale nella gestione della vendita di sostanze stupefacenti e nel mercato delle estorsioni nei Comuni di Sarno, Scafati e San Marzano sul Sarno fino a tentare di arrivare alla città di Salerno, cercando così di scalzare il gruppo criminale capeggiato dallo stesso Giugliano. L’attuale misura è stata applicata ad alcuni appartenenti al clan poiché indagati anche per la detenzione ed il porto delle armi utilizzate in quell’occasione. Sono stati infine documentati episodi estorsivi di cui si ritiene responsabile il gruppo, attività illecite gestite dal capo clan anche dopo l’arresto e nonostante le limitazioni imposte dalle restrizioni carcerarie. È stato infatti ritenuto che alcuni imprenditori, le cui società insistono nei territori di influenza dei clan, sono stati costretti a versare ratei estorsivi, di importo oscillante tra i 3.000 e i 5.000 euro, con cadenza mensile ed in corrispondenza delle trascorse festività pasquali. Contestualmente all’esecuzione delle misure restrittive, i Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno stanno dando esecuzione anche ad un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca “allargata” nei confronti degli indagati, avente ad oggetto beni immobili, autoveicoli, rapporti di conto corrente e complessi aziendali per un valore stimato, in via prudenziale, in circa 1 milione di euro. {loadmoduleid 289}Sono in corso, altresi, perquisizioni locali e domiciliari finalizzate alla ricerca di stupefacente e denaro contante, con il supporto tecnico e l’impiego di unità cinofile specializzate delle tre Forze di Polizia. Le investigazioni economico-patrimoniali hanno permesso di ipotizzare una sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini fiscali e il valore dei beni detenuti dagli indagati, anche per il tramite dei loro familiari, tale da far ritenere il patrimonio cautelato provento di attività illecite. Sulla base degli elementi investigativi raccolti, è stato attivato un ordine di indagine europeo, attraverso il canale Eurojust, allo scopo di individuare ulteriori asset localizzati in Spagna sempre riconducibili agli indagati. La cooperazione giudiziaria promossa ha consentito di risalire a 5 aziende spagnole operanti nei settori di commercio e noleggio di autoveicoli, produzione prodotti di pasticceria e pane, import- export di prodotti tessili nonché commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro sul territorio nazionale 15 soggetti economici (bar, una società operante nel settore dei rifiuti, attività di rivendita prodotti alimentari, imprese agricole, etc.), 24 autoveicoli e 6 unità immobiliari. Sono in corso approfondimenti su 210 rapporti bancari intestati agli indagati finalizzati a sottoporre a vincolo cautelare disponibilità finanziarie di provenienza illecita.{loadmoduleid 284}