Il clamoroso errore di traduzione è nato in Occidente con la Bibbia di re Giacomo, anche se già nell’XI secolo da parte ebraica si sottolineava il problema
La Bibbia non parla mai di attraversamento del Mar Rosso: cita tre volte quel luogo e lo chiama sempre Yam Suph, ovvero mare di canne. Il termine è stato reso come ‘Mar Rosso’ nella Bibbia di Re Giacomo, la traduzione inglese più utilizzata della Bibbia. Ma già nell’XI secolo Shlomo Yitzchaki, più noto come Rashi, dall’acronimo Rabban Shel YIsrael (Rabbino di Israele) sollevò il problema della traduzione.
In effetti solo nella versione di Re Giacomo Yam Suph è identificato in “Mar Rosso”. La NJPS, New Jewish Publication Society of America Version of the Tanakh e la SET, Stone Edition Tanach da Mesorah Publications Ltd. Brooklyn, New York, invece traducono “mare di canne”.
Il guado si trova, dalle ricostruzioni, in alto a Nord Est del delta del Nilo, presso il lago Tanis. Al museo di Isma’ilya, a circa 125 km a nord-est del Cairo, c’è un manufatto che conferma l’Esodo biblico e ci fornisce la storia da un punto di vista egiziano. È la stele di El-Arish, nella quale si racconta che – nel periodo del lungo conflitto egiziano con gli Hyksos – uscì dall’Egitto un popolo comandato da un principe del deserto (Mosè), che lavorava per un “Dio” straniero (Yahweh), e che questo popolo appunto, si accampò in un territorio che nella stele si chiama Pi-karroti; nella Bibbia ebraica è scritto che gli Israeliti quando sono usciti si sono accampati in un luogo che si chiama Pi-hachirrot. Quindi lo stesso luogo. Anche la stele egizia parla di ritiro delle acque. La cosa sarebbe avvenuta dopo che per una notte soffiò un fortissimo vento da Est.
Bene, come riporta La Repubblica in un articolo del 23 settembre 2010, c’è una conferma a questa versione, risalente al 1864: “il diario del generale Alexander Tulloch, un alto ufficiale dell’esercito britannico, che nel 19° secolo, trovandosi distaccato sulle rive del lago Tanis, ossia della laguna dove Mosè avrebbe effettuato la sua traversata, vide arrivare ‘una colonna di vento e diventare così forte che dovetti smettere di lavorare’. Il mattino seguente, annota nel diario il generale, ‘il lago era scomparso e i nativi lo attraversavano a piedi camminando nel fango’. E quel vento spirava ‘da est’, scrive l’ufficiale, ‘proprio come quello che salvò Mosè”.
Quindi, niente Mar Rosso, niente divisioni miracolose: un semplice fenomeno naturale, che si ripete nel tempo e che riporta le traduzioni della Bibbia nei canali della verità.
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