Il 10 novembre 2013 il “derby della vergogna”, come fu etichettato. Da allora il club rossonero non è più riuscito ad uscire dalle sabbie mobili del dilettantismo. Illazioni e critiche immotivate macchiarono, anche senza giustificazione, l’immagine di una società e dei suoi tifosi. Ad oggi? Nessun processo, nessun colpevole
Il derby “farsa” che costò caro alla Nocerina e alle due Nocera. 10 novembre 2013: allo stadio “Arechi” di Salerno va in scena la gara di Lega Pro Prima Divisione tra Salernitana e Nocerina.
Gara che dura appena 21 minuti. Tre cambi dei rossoneri dopo 50 secondi, poi 5 “falsi” infortuni in breve tempo: la Nocerina resta volontariamente in 6 uomini, così l’arbitro è costretto a chiudere la partita, consegnando il 3 a 0 a tavolino ai granata. Quel che successe in campo è cosa nota e le immagini fecero il giro delle tv di mezzo mondo. Quel che successe negli spogliatoi, prima dell’ingresso in campo, avvenuto con 40 minuti di ritardo, invece, non è mai stato chiaro. Qualcuno organizzò la sceneggiata, questo è certo. I calciatori rossoneri, che prima della partita avevano indossato una maglia con scritto “rispetto per Nocera”, furono costretti ad uscire dal terreno di gioco in fretta e furia, sotto i fischi e gli oggetti lanciati dai tifosi di casa, rischiando anche il linciaggio da parte di squadra e staff della Salernitana. La causa di tutto ciò? La trasferta vietata ai sostenitori rossoneri in quel di Salerno, nonostante la sottoscrizione della tessera del tifoso e un’attesa che durava da anni. Fu facile addossare le colpe a quel gruppo di ultras della Nocerina che al mattino ebbero un confronto con la squadra del tecnico Fontana, chiedendo un gesto simbolico a causa dello stop alla trasferta. Tuttavia, venne fuori il caso delle minacce. Il Questore De Iesu ne era convinto, i calciatori erano stati minacciati di morte e per questo, intimoriti, avevano rifiutato di scendere in campo. La ricostruzione dei fatti, alquanto approssimativa, partiva da “prove certe” individuate proprio all’esterno dell’hotel in cui alloggiava la squadra. «Follia ultras», «Nocera tra camorra e degrado». Questi furono alcuni dei titoli a caratteri cubitali sulle pagine dei quotidiani nazionali, ma la notizia fece il giro del mondo. Il processo sommario, insomma, era già terminato. Eppure del termine «camorra», nelle carte, non c’è traccia. 23 tifosi vengono denunciati per violenza privata, ma il processo vero e proprio non parte mai. Un anno fa è caduto addirittura in prescrizione. La stessa accusa, nella sua requisitoria, aveva chiesto di non dover procedere per intervenuta prescrizione, così come le difese. E così è stato. Molti i rinvii di udienza, così come la questione legata alla competenza territoriale, affrontata più volte in Cassazione, così come le omesse notifiche. Dietro il “derby farsa” per la giustizia non ci sono colpevoli. Nonostante ciò, l’intera comunità dovette subire nelle prime settimane successive al fatto una pioggia di opinioni e giudizi tutt’altro che positivi da parte dell’opinione pubblica. Le due Nocera dovettero affrontare un processo morale, forse addirittura più sommario di quello sportivo. {loadmoduleid 284}Ma le polemiche innescate e l’effettiva vergogna di quanto accaduto in campo non potevano passare inosservate agli occhi di mezzo pianeta. I fatti costarono quindi caro alla Nocerina, che due mesi dopo fu esclusa dal campionato (in cui non erano previste retrocessioni) per illecito sportivo, a soli due anni di distanza dalla storica Serie B. Il colpo fu duro e quel che accadde dopo è storia nota. I molossi ripartirono dall’Eccellenza con una squadra di giovanissimi. L’anno dopo prese vita il progetto del Città di Nocera, con vittoria del campionato di Eccellenza e riacquisizione del nome storico. Poi sette stagioni di Serie D, caratterizzate da sofferenze, soprattutto economiche, e da continui bocconi amari. La città si “ripulì” con difficoltà dal fango – con il sindaco Torquato che in diretta Rai dovette alzare la voce per spiegare che no, Nocera non era una città di violenti e camorristi. La squadra, purtroppo, non si è mai più ripresa il professionismo. Di rispetto per Nocera, chiesto anche attraverso uno striscione trainato da un aereo sull’Arechi durante il match, non ce ne fu. {loadmoduleid 289}