La scorsa settimana, alla presenza dei rappresentanti degli enti locali ed ecclesiastici, la cerimonia inaugurale della nuova struttura che ad oggi accoglie più di 300 minori

C’erano diversi rappresentanti delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche tra i tanti cavesi ed ospiti intervenuti sabato scorso al taglio del nastro per l’inaugurazione dei nuovi locali de “La nostra famiglia”, il centro di riabilitazione minorile dell’omonima associazione, attiva sul territorio da oltre 40 anni.

Presenti infatti: il sindaco Vincenzo Servalli, il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola, il vescovo dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni, mons. Orazio Soricelli, la direttrice del distretto sanitario 63 Annunziata Cuccurullo, i direttori sanitari Massimo Molteni e Catia Lucia Rigoletto.

I lavori di ampliamento, resi possibili grazie al sostegno delle istituzioni pubbliche e private, dei genitori e di diverse aziende del territorio, hanno fatto sì che il centro possa ora vantare una superficie di ben 2600 mq e comprendere 8 studi clinici dedicati di Neuropsichiatria, Fisiatria, Oculistica, Psicologia e Psicoterapia, nonché 27 locali per le attività riabilitative ambulatoriali dei piccoli ospiti del centro (oltre 300 bambini e ragazzi con disturbi del neuro-sviluppo e/o con disabilità congenite o acquisite fisiche, psichiche e sensoriali).

I locali dell’area clinico-sanitaria sono stati inoltre collegati alla residenza Villa Ricciardi dove i minori frequentano la scuola dell’infanzia e primaria annessa al centro.

Fiore all’occhiello della struttura, “Nirvana”, la stanza con realtà virtuale per motivare il movimento in ambito di fisiokinesiterapia e “Magic Room”, spazio con realtà virtuale avanzata che offre un ambiente immersivo, multisensoriale e interattivo con luci, bolle, proiezioni, suoni, aromi e materiali fisici che aiutino i bambini ad apprendere e sviluppare l’uso dei 5 sensi.

“Realizzare questo ampliamento – ha affermato la presidentessa Luisa Minoli durante il suo discorso di ringraziamento – ha voluto e vuole dire soprattutto mettere i bambini al centro, pensare per loro e per le loro famiglie dei percorsi clinici di presa in carico globale, che favoriscano lo sviluppo delle loro potenzialità e la loro crescita umana e spirituale, per una loro reale integrazione”.

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