Si prevede per gli stranieri nati in Italia o che siano arrivati nel nostro paese entro i 12 anni di acquisire la cittadinanza italiana a determinate condizioni legate anche alla frequenza scolastica
Il 25 maggio la conferenza dei capigruppo della Camera dei Deputati ha annunciato di aver calendarizzato la discussione sulla proposta di legge sullo “Ius Scholae” dal prossimo 24 giugno. Un risultato importante, ottenuto anche grazie alla mobilitazione di migliaia di studenti, reti e associazioni in decine di piazze d’Italia.
La proposta di legge – un vero atto di civilità nell’arretrato panorama politico Italiano – prevede infatti la possibilità per i minori stranieri nati in Italia o che siano arrivati nel nostro paese entro i 12 anni di acquisire la cittadinanza italiana su richiesta dei genitori, a patto che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e abbiano frequentato regolarmente, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici. Si tratta di una riforma della cittadinanza ulteriormente ripensata a seguito del naufragio del progetto di legge sullo “Ius soli” del 2017, che ne riprende alcune disposizioni e che appare sostenuta da un più ampio consenso parlamentare.
Quanto mai condivisibili le parole del Sottosegretario all’istruzione Barbara Floridia, senatrice M5S, nel corso del Wired Next Fest a Firenze: “Se c’è un luogo in cui si forma la cittadinanza, quello è la scuola. Il momento per portare in porto la legge sullo ius scholae e consentire alle nuove generazioni di studenti in Italia di acquisire la cittadinanza è adesso”.
La cittadinanza italiana è infatti prerequisito per una serie di attività: esenzioni fiscali, certificazioni di disabilità. Molti hanno difficoltà ad ottenere l’assistenza sanitaria.
“Sono qui alla manifestazione oggi, in realtà avrei dovuto essere in Svezia – racconta Deepika, studentessa e attivista della campagna per l’Unione degli Universitari – a causa della mancanza della cittadinanza non ho potuto ricevere in tempo il visto per partire in Erasmus e questa è solo una delle tante rinunce che sono stata costretta a subire”.
Inoltre, in gioco il presente e il futuro di 880 mila ragazzi. Alunni che studiano fianco a fianco con i loro coetanei cittadini italiani e che tuttavia oggi sono esposti, in misura largamente superiore rispetto a loro, ad attacchi di bullismo e odio proprio in virtù del loro essere percepiti “soggetti di serie B”.
Come sottolineato in un recente rapporto della Fondazione Openpolis, gli studenti stranieri sono più spesso vittime di bullismo o cyberbullismo rispetto agli italiani. Un fenomeno che ha varie cause ma che è suscettibile di essere amplificato dalla diffusione di informazioni non accurate e mirate a generare odio verso questo segmento della popolazione.
Lo “Ius scholae” sarebbe un passo importante per svecchiare l’Italia e porla all’avanguardia in Europa!