Sempre più spesso i coniugi, in procinto di separarsi, discutono su chi debba sopportare il peso di occuparsi degli amici a quattro zampe. Non essendoci un’apposita disciplina a riguardo, è alto il rischio di abbandono
di Danila Sarno
È noto che divorziare non è mai semplice, soprattutto quando sono coinvolti dei figli. Recentemente, però, a causare discordia nelle aule di giustizia non è tanto l’affidamento dei bambini, quanto quello degli animali domestici, che, purtroppo, in tali situazioni, diventano spesso indesiderati. Di fatti, mancando un’apposita disciplina in materia, è in rapida crescita il numero di casi in cui marito e moglie, in procinto di separarsi, non riescono ad accordarsi su chi debba “sopportare il peso” di prendersi cura dell’animale di famiglia.
A rivelarlo è l’avvocato matrimonialista Carmen Posillipo, parlando di una delle sue ultime cause di divorzio, non ancora conclusasi proprio perché nessuno dei due coniugi coinvolti intende assumere l’affidamento del cane. I dati sono allarmanti, tanto da indurre l’avvocato Posillipo a richiedere a gran voce un intervento del legislatore, affinché regolamenti l’affidamento dei quattro zampe in casi simili. Il timore, infatti, è che essi possano essere abbandonati.
A rivelarlo è l’avvocato matrimonialista Carmen Posillipo, parlando di una delle sue ultime cause di divorzio, non ancora conclusasi proprio perché nessuno dei due coniugi coinvolti intende assumere l’affidamento del cane. I dati sono allarmanti, tanto da indurre l’avvocato Posillipo a richiedere a gran voce un intervento del legislatore, affinché regolamenti l’affidamento dei quattro zampe in casi simili. Il timore, infatti, è che essi possano essere abbandonati.
Da qui il bisogno di introdurre una legge che, come spiega il legale casertano, disponga che l’animale domestico venga affidato al coniuge che può garantirgli un maggior benessere, a prescindere dai suoi documenti anagrafici e dal suo regime patrimoniale. “Ovviamente, per poter prendere una decisione” ha spiegato Posillipo “il giudice dovrà sentire coniugi, conviventi, figli e, se necessario, anche esperti di comportamento animale prima di decidere a chi assegnare l’animale domestico”.
Insomma, l’ordinamento italiano è chiamato a dare una soluzione adeguata alla problematica, magari seguendo il recente esempio della Spagna, dove cani e gatti non sono più considerati semplici “cose”, ma “esseri viventi dotati di sensibilità”, il cui affidamento (eventualmente condiviso) viene disposto dal giudice tenendo conto del futuro benessere dell’animale.