La conferma arriva da una comunicazione della famiglia sul profilo twitter del noto agente. La sua è una storia di chi ce l’ha fatta: da pizzaiolo a curare gli interessi dei calciatori più forti al mondo
È morto all’età di 54 anni Mino Raiola. Il super agente di calciatori era malato da tempo e lo scorso gennaio era stato ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano.
Due giorni fa era stata diffusa la notizia del suo decesso, poi smentita dal professor Zangrillo. Quest’oggi a confermare la scomparsa è stata la sua famiglia attraverso un tweet sul profilo del procuratore. Nato a Nocera Inferiore nel 1967, da una famiglia di Angri, emigra poco dopo con i genitori in Olanda, ad Haarlem, dove il padre apre un ristorante in cui Mino lavora come cameriere. Tra i tavoli della pizzeria di famiglia scopre di avere un particolare talento: sa come trattare i clienti, trasmette credibilità e fiducia, ha il fiuto per gli affari. Dopo aver giocato nelle giovanili dell’Haarlem, smette a 18 anni diventando il responsabile del settore giovanile della stessa squadra. Contemporaneamente intraprende la carriera imprenditoriale, sempre nei campi della ristorazione e del calcio, fondando una società di intermediazione che arriva a rappresentare all’estero i calciatori olandesi. Fa da tramite nelle trattative per Roy al Foggia e Bergkamp all’Inter negli anni Novanta. Diviene quindi agente Fifa e, grazie alle sue qualità di mediatore e alla capacità di scovare talenti, nel giro di qualche anno arriva a curare gli interessi di calciatori tra i migliori al mondo. Grazie a questi, acquisisce notorietà per le trattative milionarie in cui è coinvolto. Nel 2020 Forbes lo ha inserito al quarto posto al mondo tra i procuratori con un fatturato da 84,7 milioni di dollari avendo chiuso affari per 847,7 milioni di dollari. Figura emblematica del calcio internazionale degli ultimi anni, Raiola ha fatto parlare spesso di sé generando critiche per il suo grande potere nella gestione dei calciatori.{loadmoduleid 284}