Per la Cassazione le intollerabili immissioni sonore del wc durante la notte provocano un danno morale per la lesione del diritto al riposo e alla normale qualità della vita, garantito dalla Costituzione italiana e dalla Cedu
di Danila Sarno
Attenti allo scarico del water troppo rumoroso: potreste dover risarcire i danni morali ai vicini per lesione del diritto al riposo. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 21649 del 2021, riconoscendo il risarcimento del danno morale subito da una coppia, a causa degli intollerabili rumori provocati durante le ore notturne dal frequente uso di un secondo bagno realizzato nell’appartamento confinante.
La vicenda ha avuto inizio quando i due coniugi si sono rivolti al giudice per far cessare le immissioni sonore del suddetto sciacquone, utilizzato ad ogni ora del giorno e della notte e posto in una parete adiacente la loro stanza da letto, ove era situata la testiera del letto e ove non era possibile una diversa organizzazione degli spazi a causa delle ridotte dimensioni dell’abitazione.Tale impossibilità era stata confermata anche dal consulente tecnico, appositamente nominato dalla Corte d’Appello di Genova, il quale aveva poi riscontrato uno “spregiudicato uso del bene comune”, in quanto la cassetta di incasso del water era stata collocata nel muro divisorio, nonostante potesse essere installata nel locale bagno. A fronte di ciò, avendo accertato che i rumori degli scarichi arrecavano disturbo anche nelle ore notturne e nelle prime ore del mattino, pregiudicando la normale qualità della vita e del riposo, il giudice d’appello ha ordinato la realizzazione delle opere necessarie a ridurre le immissioni sonore, liquidando il danno in via equitativa in 500 euro all’anno con decorrenza dal 2003.
I proprietari dell’appartamento in cui era stato realizzato il bagno, tuttavia, hanno impugnato la sentenza, sostenendo tra l’altro che la coppia avesse richiesto il risarcimento del danno senza provarlo, pur trattandosi di danno conseguenza. La Corte di Cassazione ha però rigettato il ricorso, ritenendo che la prova del danno fosse stata fornita mediante la dimostrazione dei disagi sofferti in conseguenza della scarsa vivibilità della casa. L’uso di uno sciacquone così rumoroso, infatti, disturbando il riposo, si ripercuote sulla qualità della vita e viola il diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini quotidiane, diritto garantito non solo dalla Costituzione, ma anche dall’articolo 8 della CEDU (Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo).
La decisione degli Ermellini è coerente con quanto affermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che, più volte, a tutela del diritto alla vivibilità dell’abitazione e alla qualità della vita al suo interno, ha riconosciuto il risarcimento del danno morale causato da immissioni intollerabili, anche in assenza di una condizione di malattia. Anche la stessa Cassazione, in casi simili, in passato ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale, pur in assenza di un danno biologico.