carnevale

Maschere, scherzi e succulenti piatti, Carnevale è una festa attesa soprattutto dai bambini, ma anche gli adulti non perdono l’occasione di mascherarsi

Perché “martedì grasso”? Prima di perderci tra le leccornie del Carnevale, un breve cenno riguardo al motivo per cui si definisce “grasso” questo giorno.

Esso chiude le festività legate al Carnevale, ed era abitudine consumare in questo giorno gli ultimi cibi gustosi e succulenti rimasti in dispensa. Non solo la carne, tradizionalmente considerata un cibo ricco, ma anche i dolci tipici del periodo.
Per la Chiesa cattolica, il Carnevale indica il periodo che precede i quaranta giorni di Quaresima, e ad essa si contrappone.
Infatti se la Quaresima è un periodo di pentimento e preghiera, il Carnevale è l’esatto opposto: è un periodo di gioia e divertimenti che culmina tradizionalmente il martedì, giorno che precede il “Mercoledì delle Ceneri“. Regnano incontrastate da Nord a Sud le “chiacchiere“, così defnite in Campania, mentre in Piemonte e in Liguria sono “bugie“, nel Lazio “frappe“, in Veneto “galani“, in Toscana “cenci“: insomma è il dolce simbolo del Carnevale su tutto il territorio nazionale. L’origine di una semplice striscia di pasta fritta risale al tempo degli antichi romani: durante il periodo dei Saturnali, festa pagana in cui veniva celebrato il dio Saturno, abbondavano le “frictilia”, dolci a base di uova e farina, fritte nel grasso di maiale. Questo metodo di frittura era un segno di abbondanza per affrontare il passaggio dall’inverno alla primavera.{loadmoduleid 284}
Nella cucina napoletana non possono mancare le lasagne, ricche di ingredienti: ragù, uova, salame, polpettine e ricotta. Tradizionalmente si era soliti mangiarla per un suo certo valore calorico, per prepararsi a vivere con lo stomaco pieno il periodo di privazione della Quaresima. E come possono mancare le polpette, sempre a base di carne, al sugo o fritte, che la braciole, si tratta della stessa carne utilizzata per fare il ragù destinato alle lasagne, per non esagerare.
Per quanto riguarda il dolce, abbiamo citato le chiacchiere, le quali si mangiano accompagnate dal sanguinaccio dolce, che anticamente, secondo la ricetta tradizionale, veniva preparato con cioccolato fondente e sangue di maiale. Per concludere c’è lui, il migliaccio: una ricetta semplice con pochissimi ingredienti, eppure un dolce da leccarsi i baffi; solo con ricotta e semolino, in qualche casa si aggiunge l’uvetta, cotto in forno; dagli ingredienti poveri come il miglio, da cui deriva il nome “migliaccio”, cereale da cui si otteneva la farina, sostituito poi dal grano.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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