Il presidente russo ha voluto negare al popolo ucraino il diritto all’esistenza. Parole prive di ogni fondamento, usate in modo strumentale e propagandistico per riscrivere la storia dell’Est Europa

L’Ucraina è storicamente parte della Russia”: con ciò Putin ha voluto negare al popolo ucraino il diritto all’esistenza. Parole prive di ogni fondamento, usate in modo strumentale e propagandistico per riscrivere la storia dell’Est Europa, usando toni da potenza imperialista e dittatoriale. Ma si sa che la verità è la prima vittima della guerra.

Affermando che “l’Ucraina è stata creata dalla Russia e ne è parte integrante, per la sua storia e la sua cultura” ha attaccato Lenin che avrebbe commesso il gravissimo errore di promuovere l’autodeterminazione delle nazioni all’interno dell’Unione Sovietica. Per il dittatore di Mosca, quindi, l’Ucraina non esiste se non all’interno della Russia; meno male che la stragrande maggioranza dei Russi, a prezzo di una repressione interna, sta prendendo le distanze dal Cremlino.
Ecco il primo falso storico, aggravato da: “l’Ucraina è stata creata dalla Russia”. L’Ucraina non ha mai rifiutato di riconoscere le sue radici comuni, ma ha anzi rivendicato il suo ruolo di culla della cultura Rus’, nata nella Kiev dei Rjurkidi nel Medioevo (Anna-Agnese Jaroslavna fu anche regina di Francia avendo sposato Enrico I) e del Principato di Kiev e poi diffusasi nel resto dell’Est.
Ucraina, quindi, come culla della cultura russa, e non viceversa.
L’etnogenesi di questo popolo ha fornito un’identità culturale forte. “Le persone che vengono da questi territori (ucraini, ndr) sono chiamati russi e ortodossi. Dal XVII secolo sono sempre stati uniti con la Russia”: è in questo punto si nasconde il falso storico più accentuato. Se da un lato è vero che nel Seicento una parte dell’odierna Ucraina era stata annessa alla Russia, dall’altro non esisteva una sola Russia. Inoltre, sin tutto il XIX secolo, la maggior parte delle proprietà della riva destra del Dnepr erano di proprietà dei magnati polacchi di rito romano, mentre i contadini ucraini professavano un cattolicesimo di rito bizantino soppresso poi dallo tzar Nicola I.{loadmoduleid 284}
E, per di più, altri pezzi d’Ucraina appartenevano a vari Stati. Intorno alla fine del XV secolo vi fu un’imponente ondata migratoria da parte di cosacchi che si riunirono in un gruppo di tribù lungo i fiumi Don e Dnepr, nel cuore dell’odierna Ucraina, dando vita all’Atamato dei cosacchi Zaporoghi (tra 1649 e 1764) che iniziò a portare questo territorio in orbita zarista col Trattato di Perejaslav nel 1654, in particolar modo la riva sinistra (quella tra il Dniepr e l’odierna frontiera russa), mentre la riva destra rimase sotto l’orbita polacco-lituana almeno sino al 1793 quando fu incorporata dagli tzar nel governatorato della Piccola Russia. Come l’Italia pre-unitaria, infatti, anche l’Ucraina era spartita tra varie potenze: quell’angolo di mondo, confine nell’accezione migliore di cerniera e ponte di civiltà (e non di periferia come insinuato da Putin) sarebbe stato conquistato e diviso tra il granducato di Lituania, la confederazione polacco-lituana con l’unione di Lublino del 1569, la Moscovia, il khanato di Crimea, il regno d’Ungheria, l’impero asburgico, l’impero ottomano, la Polonia, il regno di Galizia e Lodomiria e la Bucovina. Altro che una sola Russia secondo la propaganda putiniana.

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