Claudio Zitti, musicista e compositore di fama internazionale, parla a ruota libera dell’evento: «Ormai non gareggia più la canzone, ma l’artista, spesso votato per la sua visibilità sui social»
Da poco è terminato il Festival di Sanremo, tra paillettes, eccessi e … cantanti. Una manifestazione sulla quale Claudio Zitti, musicista di livello internazionale, ha un parere decisamente negativo.
Claudio Zitti non è proprio un novellino nel mondo della canzone. Ha suonato con Fiorella Mannoia, Ron, Mietta, Biagio Antonacci, Laura Pausini, Patty Pravo, Luca Barbarossa, Amji Stewart, Al Bano & Romina, ed arrangiatore per BMG-Ricordi, Sony, Universal.
– Sanremo è ancora il Festival della musica italiana, oppure è solo show?
«Già nel 1998 ebbi modo di fare le mie considerazioni sul Festival in quanto chiamato come critico presso una testata giornalistica importante: già da allora era diventato uno spettacolo televisivo fine a se stesso.
Ormai non è più il Festival della musica, ma il Festival degli addetti ai lavori (radio, televisioni, case discografiche, pubblicità). La “vera” musica è schiacciata dalla macchina economica dello show business, anche se continuano a esistere autori e cantautori che creano e sviluppano belle melodie che purtroppo poche volte sono prese in considerazione dal festival e dalle principali radio italiane. Più che altro il Festival è diventato una “trasmissione televisiva” con un enorme giro economico che ruota specialmente attorno a conduttori e pubblicità (infatti ogni puntata dura dalle 20:30 all’1 di notte). Ormai si privilegia maggiormente lo “show” e non gareggia più la canzone, ma l’artista, spesso votato per la sua visibilità su YouTube, Instagram, TikTok e Facebook».
– Lei è anche autore di colonne sonore per film e documentari come “L’ultimo concerto” (EMI) RAI 2 di Francesco Laudadio ed è stato pianista nelle orchestre dirette da Ennio Morricone e Louis Bacalov. Cosa ne pensa di questo “fare musica”?{loadmoduleid 284}
“Fare Musica” non è solo suonare o cantare: il fare musica è una filosofia di vita e si rinuncia a molto per poter perseguire il proprio sogno e la propria felicità! La musica è costruzione di sé, un qualcosa che ti forma e ti cambia: devi avere quella emozione, sensibilità e padronanza di tutto quello che ti circonda; avere curiosità nei confronti di tutti i satelliti culturali abbinati alla musica (cinematografia, teatro, arte, storia, filosofia, poesia).
La Musica non è solo suonare e cantare, avere successo e farsi applaudire, ma significa impegnarsi giorno e notte per far diventare la tua musica una “pienezza di vita”. Laura Pausini a Bologna si esibiva con il padre nei vari locali per una piccola somma; ma il “cantare” la rendeva una ragazza felice e attualmente è l’artista italiana più conosciuta al mondo; in una sua intervista di qualche anno fa dichiarò pubblicamente che sarebbe stata contenta anche continuando a fare quel lavoro di “piano bar”: ecco, puoi fare musica se ti rende felice nella vita e non pensarla solamente per un mero guadagno economico e di fama».
– Che ne pensa dei vincitori e della loro canzone?
«Io guardo il festival da professionista della musica e cerco di capirne anche l’andamento sociologico-artistico. Per me i Festival più belli e completi sono stati quelli tra il 1990 e il 1995, quando l’organizzatore Adriano Aragozzini ha ripristinato l’orchestra dal vivo. Non mi faccio certo suggestionare da abiti o dichiarazioni contestuali, ma cerco di ascoltare la canzone da un punto di vista emotivo e artistico-culturale. Al primo ascolto avevo predetto la vittoria di “Brividi” in quanto melodica, orecchiabile e ben rappresentata dai due interpreti».