«Che figura di merda!».
Così Emilio Fede in un’ormai celebre fuori onda durante il suo Tg. Un’espressione che non possiamo non prendere a prestito oggi, dopo la riconferma, ieri sera, del presidente Sergio Mattarella alla guida dell’Italia. «Avevo altri progetti, ma se serve, ci sono», aveva detto il riconfermato presidente quando, resosi conto della disastrosa situazione, solo il suo “sacrificio”, perché tale è quello di una persona per bene che sta pregustando il meritato riposo ed è costretta a rimanere in gioco, avrebbe risolto la crisi, e aveva obtorto collo accettato di succedere a se stesso.
Quanto accaduto in Italia ci ha nuovamente, come ai tempi della nipote di Mubarak e del bunga bunga, fatti additare dai paesi esteri alla stregua di una repubblica delle banane.
Nel Regno Unito, che pure dovrebbe pensare ai guai del principe Andrea e del premier Boris Johnson, il Guardian parla nel titolo delle “profonde divisioni” emerse durante un “farsesco processo di voto parlamentare” e ricorda che “l’ottantenne non voleva un nuovo mandato ma è stato convinto a restare”, mentre la Bbc ricorda che ha accettato per “senso di responsabilità”, parlando di “votazioni spesso tese” nei giorni precedenti.Dagli Usa, il Washington Post parla della rielezione di un “riluttante presidente Sergio Mattarella”, ricordando la foto degli scatoloni del trasloco dal Quirinale nei giorni scorsi, mentre il New York Times ricorda che Mattarella ha guidato la nazione durante “sette anni caotici in cui l’Italia ha oscillato da sinistra a destra, rappresentando un guardrail della democrazia italiana”.
Nella Germania post Merkel lo Spiegel definisce le elezioni presidenziali “un teatro dell’assurdo”, mentre dalla Cina, in punta di fioretto, il South China morning post scrive: “ha accettato dopo che i partiti non sono riusciti a trovare un candidato alternativo reciprocamente accettabile in una settimana di voto difficile in Parlamento”. Diplomatico, ma non troppo, il russo Kommersant: “Mattarella avrebbe dovuto lasciare il suo incarico il 3 febbraio, ma, a causa delle possibili conseguenze per la stabilità politica del Paese, ha accettato di candidarsi per un secondo mandato dopo che i partiti della coalizione gli hanno chiesto di riconsiderare la sua decisione di dimettersi”.
Ora, chiedo ai lettori: l’Italia davvero merita questo? Merita persone che, pensando che in buona parte non saranno rieletti la prossima volta per la riduzione del numero di parlamentari cerca di strappare dal muro non solo i quadri ma anche i chiodi e l’intonaco?
Il fallimento è di tutti, anche di chi, come la Meloni, almeno si è distinta per coerenza sulle sue posizioni.
Ricordatevene la prossima volta…{loadmoduleid 284}