Nel mirino della Guardia di Finanza l’attività illecita messa su per rendere inefficaci verbali di revoca o sospensione della patente
Sono 20 le persone condannate ad arresti domiciliari, obbligo di dimora o sospensione dal pubblico ufficio per i reati di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato.
L’articolata indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Napoli ha fatto emergere gravi indizi in ordine a reiterati episodi di corruzione che sarebbero stati commessi da pubblici funzionari della Prefettura, addetti all’Ufficio Patenti, da un funzionario della Motorizzazione Civile di Napoli oltre che da un appartenente alla Polizia di Stato, cui si sarebbero rivolti intermediari di pratiche auto per rendere inefficaci i verbali relativi all’applicazione delle sanzioni di sospensione o revoca di patenti. Oggetto delle richieste illecite sarebbero state, di volta in volta, l’indebita restituzione di patenti ritirate e gravate da provvedimento di sospensione o revoca; la falsificazione materiale o l’illecita richiesta del duplicato o di rinnovo del documento di guida senza lo svolgimento delle previste visite mediche; la restituzione di punti decurtati per infrazioni al codice della strada, in assenza dell’effettiva frequenza dei previsti corsi; la predisposizione di falsa documentazione abilitativa alla guida temporanea in presenza di sospensione o revoca; l’occultamento delle pratiche amministrative e dei verbali trasmessi in Prefettura dagli organi accertatori, con lo scopo di evitarne la trattazione per far decadere i termini di prescrizione previsti per l’emissione delle sanzioni.
{loadmoduleid 287}Tali illeciti, che sarebbero stati realizzati previa compenso percepito dai pubblici ufficiali coinvolti, avrebbero pertanto consentito ai soggetti sanzionati di continuare a circolare nonostante le gravi violazioni al codice della strada. Le attività di indagine avrebbero, inoltre, fatto emergere fenomeni di assenteismo da parte di alcuni dipendenti dell’Ufficio Patenti della Prefettura di Napoli attraverso la creazione di un sistema per la copertura delle assenze dal lavoro che prevedeva una sorta di “turno parallelo” per le marcature in entrata e in uscita, con il c.d. badge, di soggetti non presenti al lavoro, al quale avrebbe partecipato, in alcuni casi, anche personale esterno all’Amministrazione.