Sarebbe stato il geografo Giovanni Battista Ramusio, pubblicando le memorie di viaggio del mercante veneziano, in “Navigationi et viaggi”, a manipolarne, forse volontariamente, il testo
È una vera e propria “fake news” del passato la notizia, passata nella conoscenza comune fino ai giorni nostri, che gli spaghetti sarebbero arrivati dalla Cina grazie ai viaggi di Marco Polo nel XIII secolo.
Ed infatti, leggendo il testo, cosa che mai nessuno fa, la notizia è assente da tutti i manoscritti del Milione, dove invece si parla della farina di sago (l’amido estratto da una particolare specie di palma) che gli abitanti di Sumatra utilizzano per fare «lasagne e altri tipi di pasta». Prodotti che a Marco Polo ricordano analoghe preparazioni a lui ben note, consumate da tempo in Italia.
La pasta, in generale, ha in realtà un’origine attribuibile agli egizi o ai mesopotami, ma era usata in entrambe le culture come alternativa al pane, e anche allora la pasta veniva stesa con il mattarello o lavorata a mano, e talvolta seccata per conservarla meglio.
I persiani, a partire dal III secolo, la chiamarono lakhsha, mentre nel mondo greco e romano arrivò rispettivamente come làganon e lagana. A parte che ancor oggi esistono tipi di pasta che si chiamano lagana, la lasagna prende appunto derivazione da questo nome.
L’errore, voluto o involontario, di Ramusio risale al 1559, e da allora la favola continua a proliferare, rafforzata da strampalate invenzioni, fra cui quella di un giornalista americano che nel 1929, sul «Macaroni Journal», organo dell’associazione industriali della pasta, attribuisce la scoperta a uno dei marinai di Marco Polo, il veneziano Spaghetti (!).
Gli studiosi – ci dice Massimo Montanari nel suo libro “Il mito delle origini -Breve storia degli spaghetti al pomodoro“, edito da Laterza – hanno ampiamente illustrato le diversità sostanziali fra due storie che non si sono mai incontrate. In Cina la cultura della pasta è rimasta sempre confinata all’utilizzo del grano tenero e alla preparazione domestica del prodotto, per un uso familiare immediato; in Italia, accanto a un’analoga tradizione della pasta fresca, si è precocemente sviluppata – a iniziare dal Medioev – una vocazione artigianale-industriale della pasta, basata sull’utilizzo del grano duro e sulla fabbricazione di pasta secca a lunga conservazione.
Con buona pace dell’inesistente marinaio dallo strambo cognome “Spaghetti”!{loadmoduleid 284}