Sembra una storia creata appositamente per il periodo natalizio quella che vede protagonista il quindicenne egiziano Gerges Milad Gouhar, accolto tra gli alunni dell’Istituto comprensivo “Via Frignani” di Spinaceto
Ciò che stiamo per raccontare ha tutte le caratteristiche di un racconto di Natale con la sola differenza che non è una storia di fantasia, ma è invece una realtà: una storia a lieto fine di ospitalità e di accoglienza che scalda il cuore di tutti noi e ci rende orgogliosi!
L’Italia è diventata la nuova patria per Gerges Milad Gouhar, ragazzo cristiano copto di 15 anni che ha lasciato l’Egitto alla ricerca di un futuro migliore e ha trovato un porto accogliente presso la casa-famiglia “Santa Famiglia” di Spinaceto-Villaggio Azzurro a Roma e una comunità scolastica, quella dell’I.C. “Via Frignani”, che lo ha accolto a braccia aperte.
– Preside Turatti, il plesso “Nistri” ha accolto a braccia aperte questo nuovo alunno e ha attivato tutti i percorsi scolastici necessari: la sua è proprio una scuola inclusiva che accetta tutte le sfide?
«Esattamente! E, come dicevamo prima, questa è proprio una bella storia di Natale. Quando Elisabetta Sabbatini, Responsabile della casa-famiglia “Santa Famiglia” mi ha contattato per sapere la nostra disponibilità e prendere appuntamento a scuola, subito – da educatore e avvocato – avevo già in me la risposta; però, mi sono voluto consultare con la mia vicepreside per la Secondaria, Alessia Radiciotti, e con i docenti e subito abbiamo accettato di iscrivere il nuovo alunno. A distanza di alcune settimane, ormai, posso dire che è stato per noi un ottimo acquisto».{loadmoduleid 284}
– Il ragazzo è subito entrato in sintonia con i compagni?
«Il ragazzo è di una educazione esemplare e con la sua simpatia è entrato subito nel cuore dei docenti e dei compagni, alcuni dei quali hanno voluto fargli dei doni in vista del Natale. Gerges si è subito inserito a scuola e, anzi, è stato molto significativo che il suo arrivo sia coinciso con la settimana dell’albero e con le manifestazioni organizzate dal professore Johan Francesco Bilotta, quando ogni classe piantava dei nuovi alberi nel parco della scuola. Anzi, Gerges ha voluto dare il proprio contributo portando anche lui un alberello da piantare, un “Celtis occidentalis”, per simboleggiare le nuove radici italiane della sua vita. Un gesto nobile, di alto valore morale che ha lasciato tutti noi a bocca aperta e mostra la grande maturità di questo ragazzo che si avvia, coi tempi di legge, a essere un nuovo cittadino della Repubblica».
– All’inizio sono state difficoltà linguistiche? Come sono state superate?
«All’inizio qualcuna c’è stata; abbiamo messo in campo tutte le attività di alfabetizzazione e il ragazzo è stato inserito nei nostri laboratori specifici, in modo che possa avere quelle conoscenze di base per interagire coi suoi pari ed essere in grado di seguire le lezioni in classe. Un ringraziamento va a Mohammed El-Sharawy – anch’egli egiziano e ospite della casa-famiglia – che segue Gerges da fratello maggiore e si è offerto, mostrando un enorme disponibilità e senso civico, di aiutarci nella comunicazione con Gerges e di affiancare i docenti nelle lezioni. E questo è il più bel dono che il Natale ci possa dare, perché si vedono dialogare i valori di tolleranza, di intercultura e di accoglienza che sono la stessa base del principio di “humanitas” e dei valori che la scuola cerca di trasmettere ai discenti. E a distanza di qualche settimana da quando è entrato a scuola, possiamo dire che Gerges ci sta stupendo per i rapidi e notevoli miglioramenti».