Vedova di Pascalone ‘e Nola, vendicò il marito uccidendo ad appena 20 anni il mandante dell’omicidio. Paradossalmente graziata dopo dieci anni di detenzione, partecipò comunque alla guerra tra Cutolo e la Nuova Famiglia
Si è spenta nella sua casa di Castellammare di Stabia Pupetta Maresca, la prima “camorrista”, protagonista di uno degli episodi più eclatanti della storia della Camorra.
Divenne infatti tristemente nota nel 1955, quando, 20enne e al sesto mese di gravidanza, uccise il mandante dell’omicidio del marito Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola, boss della Camorra del dopoguerra. Vittima fu il loro testimone di nozze, Antonio Esposito, noto come Totonno ‘e Pomigliano, con cui era sorto un conflitto per la gestione dei prezzi dei mercati ortofrutticoli. Assunta Maresca, questo il suo nome all’anagrafe, era comparsa in un processo l’ultima volta quando tra le prove fu portata una lettera a un imprenditore nella quale chiedeva un posto per il figlio e spiegava di essere stata rovinata dai pentiti. Il 14 ottobre del 1955, la Maresca fu arrestata e condotta nel carcere di Poggioreale. Nel corso della sua detenzione partorì il primo figlio, Pasqualino. Condannata a 13 anni e 4 mesi per omicidio, con l’attenuante della provocazione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, fu graziata dopo oltre dieci anni di detenzione. La sua escalation criminale trovò poi terreno fertile nella guerra contro Raffaele Cutolo, come affiliata alla Nuova Famiglia. La sua storia tornò alla ribalta delle cronache quando, durante la permanenza nel carcere di Bellizzi Irpino, fu al centro di polemiche perchè gestiva feste cui partecipavano magistrati e alte personalità.{loadmoduleid 287}