Il presidente dell’organismo che raccoglie i circa 50mila medici del settore, professor Diego Foschi, ha scritto un’accorata lettera al presidente del Consiglio e al ministro della Sanità
Anche con le misure prese in occasione del Covid il sistema ospedaliero rimane sostanzialmente inalterato senza poter rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione.
A sostenerlo in un’accorata lettera inviata al Primo Ministro Mario Draghi e al Ministro della Salute Speranza, unitamente a tutte le società scientifiche afferenti al CIC, in rappresentanza di circa 50mila chirurghi sul territorio, è stato il presidente del Collegio italiano dei chirurghi, professor Diego Foschi.
Ecco il testo integrale della lettera:
Le disposizioni emesse o in corso di imminente emissione in merito alla riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, prescindendo da quelle indirizzate a contrastare l’attuale pandemia da Covid-19, hanno destato negli operatori sanitari – ed in particolare nei chirurghi italiani di ogni grado e specializzazione – grande sconcerto e preoccupazione.
Le misure adottate e quelle progettate sono focalizzate a potenziale la medicina sul territorio, troppo a lungo trascurata; appaiono perciò benemerite nel dare cura alle persone cronicamente malate ai loro domicili o in prossimità. Ma le stesse rischiano di essere inadeguate ove si voglia considerare che il sistema delle cure ospedaliere – già gravemente provato – è andato in crisi e oggi non riusciamo a dare una risposta valida a chi si rivolge a noi per una malattia in fase acuta.
Il sistema ospedaliero, in particolare la chirurgia, è bisognoso di attenzione e di cure. Nei prossimi anni, al netto degli investimenti del PNRR sulla cronicità e dei consistenti impegni di spesa per la prevenzione e la terapia della patologia Covid-19, lo stanziamento del Fondo sanitario nazionale rispetto al PIL 2019 andrà addirittura a diminuire, creando i presupposti per un ulteriore aggravamento della situazione. Già ora le unità chirurgiche italiane non sono in grado di svolgere la normale routine oncologica e non; le procedure chirurgiche inevase sono numerosissime e pensiamo che con le nuove direttive i tempi d’attesa aumenteranno e creeranno ulteriori disservizi alla popolazione.
Per questo motivo, con un’unica voce malati e medici chirurghi Vi chiedono di ascoltare le richieste di chi soffre e di chi opera per rilanciare l’Ospedale come centro di cura: non si muore solo di Covid.{loadmoduleid 284}