Il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Fresa Pascoli di Nocera Superiore si sofferma sulla difficile transizione tra istituzione burocratica e autonomia amministrativa
Innanzitutto ho riflettuto ultimamente su quello che oggi per noi e per la scuola ancora manca. Manca purtroppo la forza primordiale e incisiva nello stabilire una forte relazione tra apprendimenti e modelli organizzativi, passare da un modello di organizzazione gerarchico-burocratico ad un modello di scuola a sistema formativo integrato con una forte e autorevole leadershep innovativa e transazionale; purtroppo sono questi i punti fermi di una scuola dell’autonomia. Per superare ciò c’è bisogno di restituire alla scuola statale autorevolezza, dignità che si traducono anche in più risorse economiche (vedi spese per Funzionamento, supplenze, integrazione progettuale…).
Siamo noi Dirigenti Scolastici chiamati a disegnare, insieme al collegio docenti, un modello di scuola che si intende costruire, la visione di scuola e di organizzazione che si ritiene di implementare, scenari che fanno riflettere parecchie scuole, anche la mia in cui io opero. Nella mia analisi, prendo in considerazione aspetti chiave di un nuovo e più innovativo modello di organizzazione: a centralità didattica, a conoscenza condivisa, a responsabilità diffusa, a comunicazione estesa, a leadershep educativa, a partecipazione attiva. Per realizzare tutta la vision di scuola prospettata c’è bisogno di implementare risorse a vari livelli (umane e strumentali). Un istituto dovrebbe avere per lavorare su alcuni punti deboli, nella fattispecie, una conoscenza condivisa non ancora del tutto realizzata. Oggi noi DS siamo marginalizzati nel costruire un modello di scuola su cui si snoda l’autonomia: l’apprendimento organizzativo, la learning organisation, la scuola che riflette sulle proprie potenzialità e sui risultati conseguiti. Eppure si avverte la necessità e l’esigenza di una conoscenza condivisa, la difficoltà a sviluppare una crescita professionale secondo una moderna concezione di apprendimento organizzativo.
Per fare ciò c’è bisogno di una permanenza almeno di breve periodo dell’organico destabilizzato dai continui tagli. Manca, talvolta, nelle scelte organizzative e didattiche, la cultura della learning organisation che rivaluta il collettivo, le “comunità di pratiche” che vanno al di là della storia di un singolo operatore scolastico. Il concetto dello sviluppo del personale risulta particolarmente importante e questo avviene nelle istituzioni scolastiche, soprattutto negli insegnanti quando si trasforma la cultura individualistica dell’”io e la mia classe” in una cultura del “noi e la nostra scuola”, quando supera il distacco dominante con accordi intesi a raggiungere un obiettivo comune ed attraverso una gestione responsabile. C’è l’esigenza di interpretare, la formazione come processo di crescita del ruolo strettamente legata alla cultura dei contesti organizzativi. Alleanze, bisogni psicologici, conflitti, morale, norme informali, codice sociale, lealtà, legami di amicizia, emozioni in un organizzazione che apprende vanno inquadrate in un sistema di significati per trovare connessioni e scoprire somiglianze e differenze con altri elementi. Il tutto perché le organizzazioni non hanno un significato ma lo costruiscono.
Per realizzare ciò c’è bisogno di costruire reti di alleanze tra i Dirigenti Scolastici “Datori di lavoro” ed il mondo sindacale. Di conseguenza promuovere identità e senso di appartenenza, favorire la costruzione di un positivo clima di relazioni sono alcuni degli elementi progettuali che possono essere trasferiti in ogni contesto scolastico. Per promuovere senso di appartenenza e identità e per costruire un positivo clima di relazioni c’è bisogno, nell’organizzazione scolastica, della cultura dell’empowerment, cultura come strategia di sviluppo finalizzata ad incrementare il potere percepito e sperimentato dalle persone, in termini di una maggiore consapevolezza di sé, un’autonomia più consistente, una maggiore responsabilizzazione. Tutto ciò contribuisce ad incrementare il benessere delle persone e , in generale, la qualità del servizio educativo. Bisogna favorire l’adesione a valori come l’apertura, la franchezza, il rispetto di sé e degli altri, la coerenza tra pensiero e azione. In questo il mondo sindacale può far sentire il suo ruolo di vicinanza e di autorevolezza per costruire una scuola comunità di apprendimento. Tale adesione consente ai contesti professionali di alimentare comportamenti utili per l’organizzazione. Si avverte la necessità, per promuovere senso di appartenenza e identità, della valorizzazione delle relazioni tra persone e modi di pensare diversi. Dalla relazionalità si sviluppa un modo di pensare costruttivo e la costruzione di una società della conoscenza.{loadmoduleid 287}
Il problema è quello di recuperare tutte quelle caratterizzazioni di personalizzazione, autenticità, collaborazione e professionalità senza delle quali nessuna comunità educativa riesce a sorgere e ad affermarsi e senza delle quali non è possibile nessuna educazione dell’autonomia. Se si vuole un insegnante innovatore, si deve consentirgli di lavorare in un contesto fiduciario in cui le persone con cui opera siano disponibili a collaborare all’interno di un progetto comune. Il Dirigente scolastico sarà messo in grado di valorizzare le risorse della persona coinvolgendola direttamente nella ricerca della strada migliore per superare i problemi. Purtroppo a scuola c’è difficoltà a stabilire rapporti fiduciari solidi e duraturi. In primo luogo l’eccessiva mobilità dei docenti non permette una sedimentazione e un consolidamento dei rapporti umani (potenzialmente un insegnante o un lavoratore ATA potrebbe cambiare scuola ogni anno), in più la scuola per sua natura, a livello organizzativo, è caratterizzata come un sistema a legami deboli (Loose coupling) che anche il mondo sindacale può ricucire. L’insieme dei docenti di una scuola costituisce un gruppo sociale di dimensioni molto variabili, caratterizzato al suo interno da una diversità di atteggiamenti, comportamenti, posizioni personali.
La diversità è legata agli spazi di discrezionalità che ogni insegnante ha. Si tratta comunque di rafforzare negli operatori scolastici alcuni legami significativi sfruttando proprio una delle caratteristiche positive del loose coupling: quella di poter agire su una componente del sistema, senza che questo abbia sulla parte restante ripercussioni da compromettere il funzionamento complessivo ai livelli abituali. Bisogna sviluppare una rete governata di relazioni con il territorio favorendo lo scambio e l’integrazione. In questo c’è bisogno di un quadro normativo che obblighi gli Enti Locali a non emarginare (come spesso capita) le Istituzioni scolastiche che hanno come vincolo purtroppo, a livello operativo, soprattutto in materia di sicurezza, gli Enti locali di riferimento. Un Ente locale inerme può bloccare l’offerta formativa di una scuola. E questo non è più accettabile. Con queste problematiche la scuola necessita di essere governata attraverso una trama organizzativa partecipata e indirizzata e meno naturale (anche alla luce del DPR275/99).
Urge sviluppare una rete governata di relazioni con il territorio favorendo lo scambio e l’integrazione; una rete composta 1)dalla scuola, dalle altre scuole presenti nel territorio, L’Università 3) ASL del territorio e servizi assistenziali e di volontariato 4) rappresentanze del mondo imprenditoriale, Camera di commercio, rappresentanze economiche 5) gli EELL Comune. Questa rete avrà il compito di favorire lo scambio e l’integrazione con il territorio per favorire un vero sistema formativo integrato in grado di dare risposte costruttive alle esigenze e alle richieste degli allievi della società attuale e futura, soggetta a cambiamenti rapidi, indotti dalla innovazione tecnologica e dalle comunicazioni e informazioni mass-mediali. L’obiettivo del sistema educativo integrato è di realizzare l’autonomia della scuola come base della conquista dell’autonomia di ogni singolo allievo, secondo quelle che sono le sue potenzialità emotive e le singole situazioni socio-culturali. Scuola a sistema formativo integrato vuol dire in pratica coinvolgere tutta la comunità in un progetto di miglioramento dell’offerta formativa. Bisogna allargare il concetto di educazione al di là della scuola e riconoscere anche il valore dell’extrascuola, considerare il territorio nella sua concezione globale e locale come un laboratorio educativo.
Il sistema formativo integrato implica collegialità, partecipazione, corresponsabilità, direttività, il passaggio da una visione organizzativa burocratica (system world) ad una vision umanizzante (life world). C’è bisogno, ai fini di una migliore e più efficiente offerta formativa, di una strategia di miglioramento della scuola che coinvolga tutto il personale docente e il gruppo dirigente in una sistematica analisi della pratica corrente. Anche in questo emergono lacune e mancanze di risorse (vedi il caso INVALSI e la mancata proposta nazionale di un quadro definitivo sulle competenze da raggiungere per gli allievi). La scuola dovrà caratterizzarsi per una maggiore riflessività e introspezione e dovrà nel contempo colmare il gap tra la riflessione e l’azione.
Bisogna aiutare la scuola ad uscire dalla tendenza all’isolamento autoreferenziale, attraverso processi auto valutativi condivisi e tesi al superamento delle problematiche e attraverso una cultura sistemica della valutazione. In questo urgono risorse ulteriori. Come emerge la necessità di attenzione nell’adeguamento contrattuale del Dirigente Scolastico, del personale docente e dei Collaboratori Scolastici e personale di Segreteria, la necessità di una limitazione ai tagli di organico Docenti e ATA che nel tempo destrutturano l’anima della scuola, di un’adeguata pianificazione finanziaria per l’adeguamento delle strutture scolastiche. Serve un input motivazionale e ideale per coinvolgere il mondo della scuola, famiglie e studenti, verso un’opera di ricerca/azione di una vision e mission di scuola socialmente emancipante e portatrice in sé di libertà e di democrazia. E’ necessario ridare più forte vitalità alla scuola statale (protagonista nella pur breve storia di un cammino di civiltà e di conquiste culturali dei ceti meno abbienti).
Evidentemente c’è bisogno di una programmazione della spesa pubblica più attenta alla ricerca scientifica (che parte dai diversi ordini di scuola, Infanzia compresa). Urgono più risorse economiche altrimenti a pagare il gap della mancata e adeguata offerta formativa saranno le classi più deboli. Come ci insegnava il popolarismo pedagogico di Marco Agosti il ruolo della scuola è quello di offrire la prima e fondamentale occasione di aiuto, elevazione e riscatto, per superare differenze sociali e non solo, per un risorgimento inteso soprattutto in senso culturale e morale. Serve per la scuola dell’autonomia e per il suo definitivo decollo (inteso come allargamento del tempo scuola, dei servizi integrati all’offerta formativa, dell’avvio dei laboratori e del cooperative learning, dell’entusiasmo e delle competenze professionali, della sicurezza, del decollo di un sistema di formazione integrato al territorio):
• Personale docente adeguato al curricolo e alle macro progettazioni extracurriculari (altrimenti quest’ultime risulterebbero ingestibili);
• Più Collaboratori Scolastici (se si vuole un’adeguata sicurezza e igiene nelle scuole), così pure per il Personale di Segreteria;
• Più aiuto, in termini di risorse, agli alunni con difficoltà nei processi di Insegnamento/Apprendimento;
• Più collegialità tra gli operatori per ridare forza e autorevolezza alla speranza educativa oggi alquanto calpestata;
• Budget per il funzionamento adeguato per le scuole;
• Favorire innovazione e ricerca nel curricolo mirando non al maestro tuttologo, ma integrando, recuperando l’insegnamento “unitario” modulare figlio della L.148.
Michele Cirino
dirigente Istituto Comprensivo Fresa Pascoli, Nocera Superiore