La tragedia del Monte Finestra che scosse tutti nel 1941. Il ragazzo perse la vita nel tentativo di scendere a valle per cercare soccorsi per il compagno svenuto. Oggi il sentiero numero 308 porta il suo nome
Sono passati 80 anni da quando il giovane Sergio Rosa trovò la morte ai piedi di una parete rocciosa sul Monte Finestra, nel territorio di Cava de’Tirreni.
Era il 30 novembre 1941, in piena Seconda guerra mondiale, quando Sergio si portò sulla montagna che divide Cava da Tramonti per scalarne la vetta insieme ad un amico. Su una parete resa scivolosa dall’umidità, il compagno, nonostante fosse legato, perse il contatto con la roccia finendo per sbattervi e perdere i sensi. Rosa, non riuscendo a farlo rinvenire, decise di tornare giù per chiedere aiuto senza pensarci due volte. Una decisione che purtroppo gli costò la vita: probabilmente preso dalla fretta, scivolò e finì rovinosamente ai piedi della parete, alcuni metri più in basso, schiantandosi con violenza e morendo sul colpo. Esperto della montagna e amante delle Dolomiti – essendo cresciuto a Rovereto, in provincia di Trento – Sergio era figlio di Giorgio Rosa, direttore della Manifattura Tabacchi di Cava de’Tirreni, e quindi molto noto in città. Già in serata, non avendo fatto ritorno, partirono dalla cittadina metelliana squadre di volontari, operai della Manifattura e amici, che perlustrarono per tutta la notte la grande montagna alla ricerca dei due ragazzi. Sfortunatamente, per Sergio non ci fu nulla da fare: il suo corpo senza vita fu portato a valle soltanto al mattino del giorno seguente, il 1 dicembre. La notizia fece subito il giro della città, scuotendo i cavesi ma anche i cittadini dei comuni limitrofi, tanto che le esequie nella chiesa della Madonna dell’Olmo videro la partecipazione di un fiume di gente, con tanti conoscenti e amici provenienti da Salerno – dove risiedeva – e dall’Agro nocerino-sarnese. Il 17 maggio 1942 la sezione cavese del C.A.I. organizzò una celebrazione sul Monte Finestra per commemorare il giovane scomparso, apponendo sul luogo della tragedia una lapide in suo ricordo. Don Luigi Avagliano celebrò una messa con un altare improvvisato su una roccia. Il sentiero che conduce alla vetta Nord, contrassegnato dal C.A.I. con il numero 308 è stato successivamente intitolato a Sergio Rosa, “vittima della passione e dell’ardimento”, come si legge sulla lapide.{loadmoduleid 287}