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Il 25 novembre 2020 ci lasciava il fuoriclasse argentino, campione del mondo con la propria Nazionale e campione d’Italia due volte con il Napoli. Idolo discusso e controverso, destinato a vivere per sempre

maradona2“Se muriò el futbol”. È morto il calcio. Così scrisse El Clarin poco dopo la tragica notizia della morte di Diego Armando Maradona, che si spegneva esattamente un anno fa.

Negli stessi attimi il mondo intera piangeva El Pibe, venuto a mancare all’età di sessant’anni a causa di un arresto cardiorespiratorio occorsogli mentre si trovava nella sua abitazione a Tigre, a nord di Buenos Aires. Lutto nazionale in Argentina per tre giorni, ma a vestirsi di nero fu anche Napoli, la città in cui Diego ha lasciato il segno con il suo genio e la sua sregolatezza, regalando ai partenopei due scudetti nel 1987 e nel 1990, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa (88-89). La sua carriera è stata ricca di successi, con la Nazionale Argentina, vincendo il Mondiale di Messico 86′ e con le maglie di Barcellona e Boca Juniors. Successi, vittorie, ma anche cadute. Proprio ai tempi del Boca, infatti, iniziò a fare uso di cocaina. All’arrivo in Spagna le cose non andarono meglio, il suo stile di vita fuori dal campo non rispecchiava di certo quello di uno sportivo esemplare. Ma poco contava: Diego sul terreno di gioco impressionava chiunque, facendo innamorare del calcio anche i meno appassionati. maradona1L’uso di cocaina però ne minò inevitabilmente la reputazione e ne compromise la carriera, al punto che la sua esperienza italiana di finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari che diede il responso di positività alla cocaina. Tre anni dopo, durante il Mondiale 1994, accadde di nuovo: squalifica per doping. Fine carriera compromesso e poi addio al calcio giocato. Appesi gli scarpini al chiodo, Maradona provò più volte l’esperienza da allenatore, anche della Nazionale Argentina, finendo quasi sempre per essere esonerato a causa degli scarsi risultati. Dopo aver risolto i problemi fiscali con lo Stato italiano, è ritornato più volte a Napoli, città in cui è considerato un dio. Il 5 luglio 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli. Proprio quella Napoli che oggi lo ricorda ancora: al San Paolo, che ha assunto il suo nome, con una statua dedicata al genio del calcio; tra i quartieri storici, sui balconi, nelle strade. Per la città partenopea il mito di Maradona è destinato a vivere in eterno. {loadmoduleid 287}Ad un anno di distanza sono stati lanciati film, serie, libri e persino un canale interamente dedicato a lui. Esce proprio oggi “È stata la mano di Dio”, il film di Paolo Sorrentino che intreccia la sua infanzia con le prodezze di quello che definisce “un amico”, pur non avendolo mai conosciuto. Amazon Prime Video poi rende disponibile oggi la puntata finale – la numero 10 – di “Maradona: Sogno Benedetto”. E poi il ricordo dei figli, dei fratelli, quello dei “rivali” di sempre. Tutti amano e ricordano Maradona, anche chi non ha avuto la fortuna di vedere le sue giocate dal vivo. Idolo discusso e controverso, destinato a vivere per sempre.

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