In Italia aumentati del 3% i femminicidi nel 2021. Nel mondo una donna su tre ha subito qualche tipo di violenza fisica o sessuale, ma anche la violenza psicologica lascia lividi
Una ricorrenza quella della giornata contro la violenza sulle donne che ogni anno risuona come un fallimento delle nostre società.
Una parola, “femminicidio”, coniata per sottolineare l’entità di un fenomeno che seleziona e definisce le vittime in base al sesso.
Perché? Perché permane un problema culturale, anche della nostra “ben evoluta” e progredita società contemporanea europea, dove tuttavia la donna resta troppo spesso “un gradino sotto”, modestamente relegata “un passo indietro” al proprio uomo (per citare un’emblematica gaffe di un noto conduttore televisivo di qualche anno fa sul palco più importante della programmazione italiana).
Tutta l’ipocrisia della nostra società che si cela dietro frasi fatte, come: “non sono maschilista, ma…la donna deve fare la donna”, “io sono per la parità, però…la donna è donna e l’uomo è uomo”, “queste non sono cose da donne”; per ricordarci appunto di stare al nostro posto, “un passo indietro” [cit].
È purtroppo ancora molto spesso in famiglia che nascono queste prime piccole disuguaglianze di trattamento tra fratelli di sesso differente e dove ancora manca una reale parità di ruolo e gestione dei compiti tra i genitori (esempi pratici ben chiari nelle dinamiche familiari, già ai bambini).{loadmoduleid 284}
Ed è così che nasce e si trasmette (seppur inconsciamente) nelle nuove generazioni, l’idea subdola di un diverso valore personale in base al genere di appartenenza, perpetrando un problema che facciamo finta non esista più, ma che ogni anno si ripresenta nella sua entità e gravità, con numeri di violenze e femminicidi che restano pressocché gli stessi.
La maggior parte di queste violenze si consuma in famiglia, tra le mura di casa. Una violenza che può degenerare in aggressioni fisiche, sessuali, ma che è spessissimo anche psicologica, emotiva ed economica. Ancora troppe donne si sentono costrette a subire pressioni e violenze dai propri partner perché in posizione di sudditanza economica, che non permette loro di lasciare il compagno.
Per iniziare ad arginare il fenomeno è quindi proprio da qui che bisogna partire: insegnare (indipendentemente dal sesso) che nessuno deve restare un passo indietro e che la propria indipendenza di pensiero ed azione è elemento imprescindibile della propria libertà.
Ricordiamolo sempre noi donne, quando ci diranno che i nostri desideri non contano; che la nostra autonomia non è necessaria; che possiamo anche farci un’opinione nostra, ma è meglio tenerla per noi; che non dobbiamo provocare; che non dobbiamo alzare la voce; che alcune cose è meglio non farle; che “meglio se lasci fare a un uomo”.
Quando ci diranno di non lamentarci; che a volte, anche l’amore è normale che faccia male…
Non lo è.