Regnò in un anno terribile per Roma: il 69. Molto alto di statura, smodato nel cibo e nel bere, finì tragicamente nel Foro cittadino sommerso di ingiurie e di sterco
Può vantare anche di aver dato i natali ad un imperatore la storia di Nuceria Alfaterna, l’importante città della Campania oggi quasi del tutto sepolta sotto i Comuni di Nocera Superiore e Nocera Inferiore. Si chiamava Aulus Vitellius Germanicus, ed era nato a Nuceria Alfaterna il 6 o il 24 settembre dell’anno 15 dell’era volgare. Di lui ci parla Svetonio,
Era figlio di Lucio Vitellio il Vecchio, che era stato console e governatore in Siria sotto Tiberio, nonché console due volte con Claudio, e censore assieme a lui, e di Sextilia. Suo nonno era invece stato procuratore di Augusto. Riguardo alle origini della Gens Vitellia, non si sa se è discendente degli antichi sovrani del Lazio o di umili origini, originari dal ciabattino Cassio Severo. Le due versioni convivono anche in Svetonio.
Vitellio aveva vissuto la fanciullezza a Capri presso Tiberio, e si era fatto molti amici per il suo carattere gaio e i suoi modi originali e avventati. Fu amico di Caligola con cui gareggiava in spericolate corse di cocchi, di Claudio con cui giocava a dadi e di Nerone per le bravate notturne. Ebbe due mogli: Petronia e poi Galena.
Era pigro, smodato nel cibo e nel bere, allegro e sconsideratamente prodigo, al punto di cadere in mano agli strozzini.{loadmoduleid 284}
Amico di Tito Vinio, ottenne per mezzo di lui il governo della Germania inferiore, e per i debiti dovette affittare la grande casa che possedeva e lasciando moglie e figli in una casa modesta presa in affitto. Con i soldati era prodigo ma privo di polso, per cui non rispettarono nè i suoi ordini nè la disciplina. Però questi lo amavano per questa liberalità, per cui dopo solo un mese lo acclamarono imperatore.
Era il 69, ed era l’anno, tra il 68 e il 69 appunto, in cui Roma, dilaniata da contrasti interni, vide ben quattro imperatori: Servio Sulpicio Galba da giugno 68 a gennaio 69; Marco Salvio Otone solo per 3 mesi, fino ad aprile; Vitellio dal 15 aprile al 21 dicembre 69; infine Vespasiano, che regnò fino al 79, l’anno dell’eruzione di Pompei. Le sue truppe irruppero in Roma alla caccia di Vitellio. Lo storico Svetonio ci racconta, in “Vita di Vitellio“, che lo trovò un certo Giulio Placido, tribuno di una coorte, ubriaco e rimpinzato di cibo più del solito, avendo compreso che la fine era ormai vicina. Fu condotto legato al Foro, e lungo l’intero percorso venne fatto oggetto di ogni ludibrio a gesti e con parole, mentre era condotto con una punta di spada al mento e la testa tenuta indietro per i capelli, come si fa con i criminali.
«C’era chi gli gettava sterco e fango e chi gli gridava incendiario e crapulone. La plebaglia gli rinfacciava anche i difetti fisici: e in realtà aveva una statura spropositata, una faccia rubizza da avvinazzato, il ventre obeso, una gamba malconcia per via di una botta che si era presa una volta nell’urto con la quadriga guidata da Caligola, mentre lui gli faceva da aiutante. Fu finito presso le Gemonie, dopo esser stato scarnificato da mille piccoli tagli; e da lì con un uncino fu trascinato nel Tevere».