Conosciamo la chiesetta sita al centro di Nocera Inferiore attraverso un capitolo di “Brani di vita di una famiglia dell’Agro Nocerino-Sarnese” di Corrado Lanzara
Un evento quasi eccezionale ha attirato numerosi cittadini di Nocera Inferiore, che giovedì 30 settembre sono rimasti quasi colpiti nel vedere la cappella di Santa Sofia aperta al pubblico, proprio nel giorno in cui si celebra e ricorda la santa.
La chiesetta sita in pieno centro, di fatto di fronte alla sede del Comune della città capofila dell’Agro, è quasi sconosciuta alla maggior parte della popolazione. Abbiamo provato a conoscerla meglio, riportando integralmente un capitolo del testo “Brani di vita di una famiglia dell’Agro Nocerino-Sarnese”, curato da Corrado Lanzara che ha provato a mettere insieme documenti, aneddoti e informazioni della famiglia Lanzara.
“La prima annotazione di spesa per l’erezione della cappella risale al dicembre 1883: sono 1.000 lire anticipate “all’appaltatore M.ro F.co Siani”; la fabbrica, come ho detto, è appoggiata al lato occidentale del palazzo, per cui la parete a sinistra di chi entra è del tutto cieca ed, anzi, fu necessario tompagnare almeno una finestra del piano terreno del palazzo: la relativa ginella di piperno è, infatti, riemersa di recente per il disfacimento degli intonaci conseguente ad un’infiltrazione di umidità. Il lato destro, che ora dà sulla piazza del Municipio, apriva sul giardino del palazzo, con finestre ogivali a vetri colorati; sull’ingresso un coretto cui si accede dalla scala interna ma anche dal terrazzo sovrastante, una volta collegato con la casa di don Gabriele. Trovo altre annotazioni nel corso di quasi quattro anni: il compenso dell’ing. Sellitti, l’acquasantiera di marmo, l’organo, la custodia dell’altare, mille lire per il monumento alla moglie di cui ignoro l’autore, 500 lire al pittore Camillo Miola per il quadro di Santa Sofia e 115 lire per la corince. Altare, balaustra e pavimento sono di marmo bianco, gli stucchi bianchi e grigi; sulla parete di sinistra tre alte grisaglie con tre angeli riscontrano le finestre sulla piazza. Dietro l’altare, la sacrestia con gli armadi per gli arredi ed i paramenti e l’organo, che ha suonato l’ultima volta per le dita di Dario Galante nella Santa Sofia del 1973 (l’anno del cholera e di una nostra lunghissima e felice permanenza a Nocera). L’ultime annotazioni di spesa sono di fine 1888: don Gabriele salda l’appaltatore, paga 540 lire per il cancelletto di ingresso e 150 lire al piperni ere, credo per il basamento del portale e della facciata. Dai furti e dalla rovina della casa di Nocera salvai il messale, rilegato in pelle rossa, con sul dorso l’incisione “Gabriele Lanzara 1885”; forse già si officiava o don Gabriele ritenne utile anticiparne la spesa: mi sembra infatti di capire che don Gabriele si impegnasse spesso a debito anche per anni futuri; e così ancora nel 1929 lascerà il suo ultimo acquisto, una “selva” a Nonno Goffredo ancora da saldare! Anche le pianete sono siglate: il sacerdote, cioè, doveva celebrare col monogramma G.L. ricamato in esatta corrispondenza col suo fondoschiena!
La Cappella non è mai stata aperta al pubblico, salvo che per cerimonie familiari e negli anni ’60 dello scorso secolo, quando funse da sede parrocchiale. Rimaneva però aperta nei giorni dal 22 al 30 settembre per le celebrazione della “Novena di Santa Sofia”; creazione poetico-religiosa di don Gabriele. Si trattava di un continuum di messe piane vespertine nel rito ordinario, seguite dalla recita della Novena, scritta da Nonno Gabriele, rivista da Bartolo Longo, approvata dalla autorità ecclesiastica e ristampata in più edizioni,l via via che si esaurivano le copie. Il testo è quasi banale e suscitò la benevola ironia di zio Monsignor Farina, quando cominciò ad onorare della sua presenza la celebrazione solenne finale: egli contestò a Don Gabriele che volesse andare in paradiso in carrozza: questo perché l’oremus finale recita così: “… Concede nobis ut mundo corde longoevius consecuta corporis sanitate, et nulla tribolazione contristati premium Aeternum consequamur. Per Christum Dominum Nostrum. Amen” (conseguita il più a lungo possibile la sanità corporale, non rattristati da alcuna tribolazione, conseguiamo il premio eterno)”.