Ma davvero era tanto difficile per lo Stato assumersi la responsabilità della gestione dei vaccini e imporre l’obbligatorietà della vaccinazione di massa?
L’obbligatorietà del Green Pass sta accendendo dibattiti e provocando numerose manifestazioni delle quali spesso non si coglie il senso, soprattutto viste le labili motivazioni spesso addotte.
Il problema, se proprio lo si vuole trovare, è sulla obbligatorietà del Green Pass rispetto alla vaccinazione che è facoltativa e che tale rimane: è un controsenso italiano quello di rendere obbligatoria una conseguenza di un qualcosa che non è obbligatorio.
In numerosi posti di lavoro – rispettando tutte le numerose e spesso astruse normative sulla privacy che, non di rado, servono solo a complicare e burocratizzare ancora più un quadro che già di per sé è ai limiti della follia e del paradosso e della effettiva funzionalità (basti pensare alle scuole) – è necessario esibire il Green Pass da vaccino a da tampone; in questo ultimo caso, vista la validità delle 48 ore, e quindi la necessità di tre tamponi alla settimana, il costo è di circa 200 euro a persona al mese che, in questo momento di crisi economica, non è una cifra da sottovalutare.
Lo spunto polemico nasce spontaneo: ma era tanto difficile per lo Stato assumersi la responsabilità dei vaccini e imporre l’obbligatorietà della vaccinazione di massa? Spesso, chi non si è potuto vaccinare, non lo ha fatto perché è un no-vax (questo è un altro discorso!), ma semplicemente perché ha patologie importanti o reazioni allergiche tali che ci potrebbe essere un serio rischio per la salute. Ma con persone così fragili era il caso di accanirsi obbligandole a pagare una sorta di tassa mensile per poter accedere a quello che è un obbligo costituzionale, cioè il diritto al lavoro? Oppure era tanto difficile pensare a una certificazione medica che li esonerasse e desse gratuitamente accesso ai tamponi salivari (numerose Regioni, per motivi puramente economici, li faranno esaurite le scorte dei vecchi tamponi)?
Non è uno spunto polemico, ma uno spunto di riflessione! Uno Stato degno di questo nome, anche a costo di norme impopolari, agisce per il bene effettivo dei suoi cittadini e impone le vaccinazioni quando queste siano risolutive, assumendosi l’onere degli eventuali danni provocati e predisponendo esoneri semplici per le categorie più fragili?
Diceva Tacito (Ann. III, 27) “Corruptissima re publica plurimae leges”, parole che suonano quanto mai attuali ora: sarebbe il caso per lo Stato di pensarci e di essere seri, assumendosi responsabilità e semplificando effettivamente la vita al cittadino che naviga a vista in un ginepraio normativo caotico e spesso contraddittorio, dove la dote della semplicità è un raro privilegio, mentre lo Stato deve badare alla serenità e alla felicità dei suoi cittadini e non deve avere paura di assumersi responsabilità! Se non è lo Stato ad assumersi principalmente delle responsabilità, chi mai se le dovrebbe assumere con coscienza?